Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Image

Un momento della performance di Stefano Cagol

© Brixen Tourismus. Philipp Seyr

Image

Un momento della performance di Stefano Cagol

© Brixen Tourismus. Philipp Seyr

Un robot umanoide nella giornata internazionale della luce

L’ultima performance di Stefano Cagol, tra i primi artisti a utilizzare un androide nelle sue opere, parla  di pace e di futuro, da Bressanone, nella ricorrenza voluta dalle Nazioni Unite per ricordare l'importanza della luce nei campi della scienza, della cultura e dello sviluppo sostenibile

Mariella Rossi

Leggi i suoi articoli

Tra le iniziative di oggi 16 maggio, Giornata Internazionale della Luce decretata dalle Nazioni Unite, durante la notte l’artista italiano Stefano Cagol ha lanciato da Bressanone una serie di segnali luminosi per esplorare il nostro tra uomo e robot: un richiamo dell’attenzione globale sul futuro, attuato condividendo lo spazio e il tempo con un robot umanoide, insieme al quale ha disegnato cerchi di luce attraverso una cerimonia mistica con il fuoco. Un’azione terminata mettendosi a guardare insieme le stelle e il sole, simbolico messaggio di speranza e pace. «Stiamo vivendo una rivoluzione tecnologica, un diluvio, afferma Cagol, a questo dobbiamo pensare, dobbiamo averne coscienza e mantenere un equilibrio». «We own the futures», questo il titolo della performance nella cittadina di Bressanone (Brixen) tra le Alpi in Südtirol, è uno dei primi progetti di arte contemporanea che coinvolgono l’uso di un robot umanoide. Cinque anni fa una precedente performance realizzata da Stefano Cagol nella Giornata della Luce ha raggiunto oltre 430milioni di visualizzazioni in tutto il mondo. La cifra raggiunta in quell’occasione da «Signal to the future», documenta quanto ci sia bisogno di riflettere sulle dinamiche di un futuro ormai sempre più presente. Con queste performance l’artista ci invita a non demandare la nostra sorte alla tecnologia, ma a intraprendere questo cammino verso futuri che ancora stentiamo a immaginare con consapevolezza. La ricerca di Stefano Cagol (Trento, 1969) spesso esula dai luoghi decretati per espandersi nello spazio pubblico e in collaborazioni con altri ambiti come con il Museo delle Scienze di Trento, con cui ha fondato la Collezione Antropocene. Tre volte alla Biennale di Venezia, ha tra le sue ultime mostre internazionali la partecipazione a «Noor» a Riad nel 2024.

Mariella Rossi, 16 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Altri articoli dell'autore

I monumenti di eroi italiani ed europei dell’artista ottocentesco, esposti nel museo di Mendrisio, accolgono un’inedita e colorata installazione della giovane indiana

Con l’impegno della direttrice Stella Falzone, il MArTA aiuterà la città pugliese a cambiare pelle e a riprendere il suo ruolo dominante nel panorama archeologico nazionale e internazionale

Al m.a.x. museo e allo Spazio Officina una panoramica di designer, pittori e creativi

Dopo Ruth e Giancarlo Moro, nella città ticinese una serie di appuntamenti all’insegna dell’arte contemporanea

Un robot umanoide nella giornata internazionale della luce | Mariella Rossi

Un robot umanoide nella giornata internazionale della luce | Mariella Rossi