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Nicoletta Biglietti
Leggi i suoi articoliTorna sul mercato dopo 125 anni. «The Flute Player» di Gerrit Dou riemerge da Elton Hall e si prepara a guidare la Old Masters Evening Sale di Christie’s a Londra, il 2 dicembre 2025. Un ritorno atteso. Raro. Di quelli che modificano la percezione di un artista all’interno del mercato internazionale. L’opera, la prima raffigurazione nota di un musicista realizzata da Dou, non appariva in vendita da oltre un secolo: una distanza temporale che amplifica il valore storico e di mercato del dipinto, conservato nella collezione Proby e rimasto a Elton Hall per generazioni. William Proby, V conte di Carysfort, lo portò a Elton Hall nel 1900 e da allora è rimasto nella famiglia, al sicuro e quasi invisibile al pubblico. Il semplice fatto che riemerga ora, in un momento in cui il settore degli Old Masters si concentra sempre più sulla qualità, lo colloca immediatamente tra i lotti chiave della stagione, con una stima tra 2 e 3 milioni di sterline, in linea con il record dell’artista stabilito nel 2023 da Christie’s New York, quando «A Young Woman Holding a Hare with a Boy at a Window» ha superato i 7 milioni di dollari.
Il dipinto, eseguito tra il 1632 e il 1635, rappresenta un giovane flautista colto in un interno ricco di oggetti: strumenti musicali, libri, violini, globi, scaffali, tessuti e superfici che mostrano i segni del tempo. Le luci che si infrangono sulla finestra, il chiarore sul volto del giovane, i riflessi che modulano i materiali e la cura estrema dei dettagli evidenziano il virtuosismo tecnico di Dou. La piccola tela mostra un’attenzione quasi ossessiva al dettaglio, con ogni superficie resa con perizia e attenzione. Ne risulta una composizione costruita come una piccola architettura del pensiero, in cui ogni elemento contribuisce a creare un mondo calibrato e minuzioso, una scena che unisce bellezza visiva e riflessione morale. Questa tensione emerge anche dal percorso formativo dell’artista. Dou, primo allievo di Rembrandt a soli quindici anni, sviluppò una tecnica ossessiva e raffinata, fatta di pennelli microscopici e di una pazienza incredibile per ottenere superfici lisce e luminose. Aspettava che la polvere si depositasse prima di iniziare ogni giornata e utilizzava strumenti di supporto, come cornici curve, per stabilizzare la mano durante i dettagli più fini. Non un «semplice» esercizio di abilità: la precisione serviva a evocare la fragilità dell’esistenza, il peso del tempo e la tensione tra conoscenza e piacere. In questo contesto si inseriscono i simboli vanitas disseminati nella composizione – la clessidra, gli strumenti musicali, i libri rilegati in pelle – che chiariscono il messaggio allegorico.
Gerrit Dou (1613-1675), «The Flute Player» (dettaglio). Courtesy Christie's.
Il giovane flautista solleva per un attimo lo sguardo dal grande volume sul tavolo, instaurando un contrasto intenso: da una parte l’attrazione dell’arte e dei sensi, dall’altra il richiamo dello studio e della disciplina. In quell’istante si rivela la complessità morale del dipinto, un tema caro alla società calvinista di Leiden del XVII secolo, ossessionata dal tempo, dalla mortalità e dal significato dei piaceri terreni. La storia economica di Dou contribuisce a contestualizzare ulteriormente la portata dell’opera. Tra i suoi acquirenti figuravano Carlo II d’Inghilterra, Cosimo III de’ Medici e la regina Cristina di Svezia. La sua reputazione di artista ricercatissimo è confermata anche dalla pratica di Pieter Spiering, inviato della corona svedese, che pagava a Dou 500 fiorini all’anno per avere i diritti di prelazione sulle opere, non per acquistarle. Questi dettagli mostrano quanto la sua produzione fosse desiderata e rispettata già nel XVII secolo e spiegano perché il suo lavoro continui a suscitare interesse costante anche oggi.
Alla luce di questa eredità, la rarità del soggetto e la provenienza impeccabile rendono «The Flute Player» un’opera di grande interesse anche per i collezionisti odierni, compresi quelli asiatici e del Medio Oriente. Christie’s ha predisposto un’esposizione dal 27 novembre al 2 dicembre 2025 nelle proprie sale londinesi per permettere agli studiosi e ai collezionisti di osservare da vicino il dipinto, apprezzandone la superficie luminosa e la precisione dei dettagli, impossibili da percepire appieno attraverso riproduzioni digitali. Come sottolinea Maja Markovic, responsabile delle vendite serali di Old Masters a Christie’s Londra, l’opera offre «l’opportunità a una nuova generazione di collezionisti di acquisire un capolavoro precoce di un artista la cui straordinaria padronanza del pennello continua a incantare gli spettatori come quattro secoli fa».
Il ritorno di «The Flute Player» non è dunque solo un evento di mercato, ma anche un caso di riemersione storica: l’opera riafferma Gerrit Dou come massimo esponente della tradizione del «fijnschilder», stimola il dibattito critico sulla pittura di genere olandese e riposiziona l’artista nel panorama dei maestri del Seicento. Al tempo stesso, offre uno sguardo sul dialogo continuo tra mercato contemporaneo e passato, fatto di attese, ritrovamenti e ritorni inaspettati.
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