Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliNel giugno 2026, il villaggio di Medina, seimila abitanti e un passato industriale, ospiterà l’edizione inaugurale della Medina Triennial, un nuovo evento d’arte contemporanea insieme globale e iper-locale che aspira a rimodellare il panorama culturale della zona occidentale del New York State. Concepita come una mostra triennale gratuita che coinvolge l’intero villaggio e mira a richiamare 50mila visitatori, l’iniziativa presenterà oltre 50 opere, tra cui numerose commissioni site responsive, presentate in circa 12 spazi al chiuso e all’aperto, molti dei quali situati lungo lo storico Canale Erie.
L’occasione è infatti il bicentenario della costruzione del canale, un’opera infrastrutturale senza precedenti che ha contribuito allo sviluppo commerciale di New York. Organizzata dalla New York Power Authority (Nypa) e dalla New York State Canal Corporation nell’ambito della più ampia iniziativa «Reimagine the Canals», la Medina Triennial si propone di diventare una piattaforma culturale permanente, offrendo ad artisti locali e internazionali l’opportunità di creare opere specificamente per quel contesto e con il coinvolgimento della comunità.
A cura di Kari Conte e Karin Laansoo, rispettivamente curatrice e direttrice artistica del Kai Art Center di Tallinn, con Ekrem Serdar come curatore associato, la triennale affonda le sue radici in quella che Conte descrive come «una città americana per eccellenza»: un luogo plasmato da una storia industriale e attualmente in fase di silenziosa rivitalizzazione.
«Medina racchiude il destino di tante città americane, ha detto Conte a «Il Giornale dell’Arte». Ha avuto un boom industriale, una fase di declino e ora sta rinascendo con il coinvolgimento della comunità. E tutto questo ruota intorno al canale». Laansoo, che vive tra Tallinn e Rochester, ad appena un’ora dal villaggio scelto per la triennale, descrive il suo primo incontro con Medina come un»esperienza trasformativa: «Ci sono andata per la prima volta nel novembre 2023 e ne sono rimasta letteralmente sbalordita. È un luogo in cui si lavora in modo quasi utopico: è una rara opportunità di costruire qualcosa partendo da zero».
La Triennale si svilupperà tra spazi all’aperto e al chiuso, riflettendo la storia e la geografia di Medina. Dagli edifici in arenaria locale alle strutture post-industriali, spazi pubblici e sentieri lungo i canali, ogni sito è stato selezionato in stretto dialogo con gli artisti partecipanti e i loro progetti. «Seguiamo gli artisti, ha affermato Laansoo. I luoghi non sono solo spazi espositivi, ma collaborano alla definizione dell’opera». Tutto sarà visitabile a piedi, trasformando l’intero villaggio nella mostra, con opere d’arte integrate, isolato per isolato, nel tessuto urbano e consentendo ai visitatori di vivere l’arte in relazione diretta con l’architettura, l’ecologia e il ritmo della vita locale.

Da sinistra: Karin Laansoo, Kari Conte, Federico Rosario e Ekrem Serdar, Medina, Ny. Photo: Hakan Topal. Courtesy Medina Triennial
Una delle caratteristiche distintive della Triennale è l’enfasi sul coinvolgimento della comunità. Un Triennial Hub dedicato aprirà a settembre 2025 all’interno di un ex hotel in pietra arenaria e fungerà sia da base di ricerca per gli artisti che dovranno svolgere progetti sul luogo sia da sede per la programmazione pubblica: un laboratorio di dialogo tra artisti e residenti. «Non arriveremo di punto in bianco nel 2026, ha detto ancora Conte. L’Hub ci permetterà di presentare la programmazione, invitare la comunità e dare agli artisti il tempo di dedicarsi alla ricerca. È un modo per garantire che la Triennale venga plasmata in modo collaborativo e in tempo reale».
Le tematiche ambientali saranno centrali in molti dei progetti della Triennale, che è strettamente legata al paesaggio, alla storia e all’ecologia in evoluzione del Canale Erie. I curatori prevedono che diverse opere affronteranno temi come l’uso del suolo, la gestione delle acque e la biodiversità, spesso attraverso approcci interdisciplinari che fondono arte, scienza, agricoltura e sostenibilità. «Molti artisti stanno già avviando ricerche sul sito, in particolare su come i sistemi ecologici e la vita comunitaria si intersecano a Medina», ha affermato Conte. L’uso di spazi all’aperto lungo il canale e l’integrazione di siti naturali e post-industriali nella mostra rafforzeranno questo focus. «Il paesaggio stesso può diventare un collaboratore dell’opera», ha aggiunto Laansoo. Circa la metà delle opere saranno nuove commissioni, con cinque artisti che parteciperanno a residenze prolungate a partire dall’autunno del 2025.
L’elenco completo dei partecipanti non è ancora stato annunciato, ma a «Il Giornale dell’Arte» le curatrici hanno anticipato che il gruppo di artisti spazierà tra i sei continenti, con una metà internazionale e una metà locale. «Stiamo costruendo qualcosa che ha risonanza globale ma è profondamente radicato a livello locale», ha chiarito Laansoo. Guidato dalle idee degli artisti, l’approccio curatoriale mira a esplorare sia la specificità storica di Medina sia le più ampie preoccupazioni contemporanee. «Vogliamo rivolgerci sia a quel pubblico che viaggia tra le biennali di tutto il mondo, sia a chi non ha mai messo piede in un museo», ha affermato Conte.
Le origini del progetto sono strettamente legate ai più ampi sforzi di rivitalizzazione della zona occidentale di New York. Nell’ambito del bicentenario del Canale Erie, la Medina Triennial vuole essere un catalizzatore non solo culturale, ma economico. Completato nel 1825 e lungo 584 chilometri, il canale fu creato per collegare il fiume Hudson ai Grandi Laghi e fu uno dei progetti infrastrutturali più ambiziosi della storia americana, spesso citato come la più grande impresa ingegneristica dai tempi delle piramidi egizie. Consentendo un efficiente trasporto di merci tra l’Oceano Atlantico e le città industriali del Nord, il canale consentì lo sviluppo della città di New York come porto commerciale. «Il Canale Erie non è solo uno sfondo per questa mostra, ha spiegato Conte. È un personaggio centrale nella storia che stiamo raccontando». Diversi progetti esploreranno il suo passato industriale, il suo ruolo nel plasmare la regione e il suo rapporto in continua evoluzione con l’ambiente. Attraverso gli interventi artistici, i promotori sperano di offrire un modo nuovo di guardare a questi luoghi. Per Laansoo, che ha fondato il Kai Art Center in un’ex fabbrica di sottomarini a Tallinn, il potenziale è chiaro: «Ho visto in prima persona come un progetto culturale possa trasformare un’area dimenticata in una destinazione vivace. Improvvisamente ci sono nuove strade, nuovi trasporti, nuova attenzione. Questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno negli Stati Uniti in questo momento: progetti che immaginano il futuro attraverso la cultura». «Stiamo costruendo un’istituzione da zero che speriamo abbia un impatto a lungo termine», conclude Conte.

Una veduta del Canal Port a Medina, Ny. Photo: Hakan Topal. Courtesy Me dina Triennial