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«Due figure» (1966) di Giorgio Chiarini Boddi

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«Due figure» (1966) di Giorgio Chiarini Boddi

Una personalità per certi versi inafferrabile

Una monografia su Giorgio Chiarini Boddi edita da Allemandi e a cura di Franco Fanelli

Guglielmo Gigliotti

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Il volume edito da Allemandi riporta l’attenzione sul pittore Giorgio Chiarini Boddi, bolognese di nascita ma milanese d’adozione, e sulla sua collocazione storico artistica. «Personalità per certi versi inafferrabile», la definisce Franco Fanelli, autore del saggio che introduce il percorso iconografico antologico di novanta immagini, dal 1954 al 2008. Il «cammino in solitaria» è tuttavia denso di frequentazioni significative: nei primi anni ’60 al bar Giamaica, al bar Gabrielli i suoi sodali sono Piero Manzoni, Castellani, Bonalumi, Crippa, Dova, Baj, Scanavino, Rotella, Tadini.

E nel 1962, gli artisti con cui espone in una collettiva sulla nuova scena milanese alla Galleria del Cembalo sono Agostino Ferrari, Ugo La Pietra, Arturo Vermi, Ettore Sordini, Angelo Verga. Ma è di poco dopo, del 1963, la virata definitiva del pittore verso i lidi del Surrealismo, con pastelli che rivelano, nel dipanarsi del decennio, una sensibilità per il dato organico e l’automatismo psichico, secondo modalità che fanno pensare a Gorky, Wols, Brauner, Bellmer e Savinio. Chiarini Boddi viene a collocarsi così in quello schieramento vasto e vitale della neofigurazione europea, che alla crisi dell’informale rispose con un recupero di istanze visionarie, in direzione quindi opposta all’azzeramento d’ordine concettuale, vincente nelle sintesi storiografiche passate alla cronaca. Nel suo neosurrealismo convergono «quotidianità e fantasie, simboli e feticci, storia e cronaca».

Riferimenti antropologici sono il gioco e il teatro. «Teatri» è il titolo generale di opere che realizzerà per tutti gli anni ’70, in cui collage fotografici recitano il loro dramma onirico all’interno di un «congegno compositivo» costituito da quadrati geometrici, quasi «scatole magiche virtuali» in dialettico rapporto razionale con l’azione fantastica delle figure. Gli anni ’80 e ’90 sono contrassegnati dalla serie dei «Muri», che vedono il fiorire di immagini e simboli su griglie regolari evocanti sequenze di mattoni.

Fanelli cita il riferimento latente al graffitismo di Haring e Basquiat, scorgendo nelle sequenze morfologiche richiami a Klee, Kandinskij e Miró, e nell’aereo puntinismo policromo («lieve come un coriandolo»), il dripping informale nella versione di Sam Francis. Per definire il messaggio dell’intero operato di Chiarini Boddi, l’autore cita il titolo di una delle ultime opere del pittore, «Sognando la (libertà)», allusivo quindi a una condizione della mente, che s’è trovata a «fare i conti con un sistema in cui la complessità e la libertà non sono considerate come ricchezza ma come problemi».

Giorgio Chiarini Boddi, a cura di Franco Fanelli, 224 pp., 90 ill., Allemandi, Torino 2020, € 28

«Due figure» (1966) di Giorgio Chiarini Boddi

La parte superiore del volume dedicato a Giorgio Chiarini Boddi, a cura di Franco Fanelli, 224 pp., 90 ill., Allemandi, Torino 2020, € 28

Guglielmo Gigliotti, 20 settembre 2020 | © Riproduzione riservata

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