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«Guennol Grasshopper»

Apollo Art Auctions

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«Guennol Grasshopper»

Apollo Art Auctions

Venduto all’asta un raro vaso egizio a forma di cavalletta: dubbi su provenienza e autenticità

Alcuni storici dell’arte sospettano che l’oggetto possa essere stato sottratto dalla tomba di Tutankhamon, ma anche che possa trattarsi di un falso

Riccardo Deni

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Un raro vaso egizio, finemente scolpito a forma di cavalletta in avorio e legno, è stato venduto il 27 luglio, a Londra, da Apollo Art Auctions. Stimato tra le 300 e le 500 mila sterline (circa 400-675 mila dollari), il manufatto, descritto come risalente all’epoca di Tutankhamon, è stato venduto per 340 mila sterline. Ma la sua origine solleva interrogativi. Secondo il New York Times, alcuni storici dell’arte egizia sospettano che l’oggetto possa essere stato sottratto da Howard Carter, l’archeologo britannico che nel 1922 scoprì la tomba del faraone. Carter trascorse anni a catalogare migliaia di reperti, e in passato è stato ipotizzato che alcuni di essi siano entrati in modo irregolare nella sua collezione personale.

Il pezzo, battezzato «Guennol Grasshopper», ha un corpo segmentato, ali superiori in avorio dipinto con motivo a scacchiera, ali inferiori in legno e occhi neri incastonati. Un elemento, questo, che desta sospetti anche sull'autenticità stessa dell'opera. Affinché possa considerarsi senza dubbio egizia, le ali dovrebbero essere striate da linee e non da quadrettini. Ad ogni modo, queste ali si aprono rivelando una piccola cavità, presumibilmente usata per contenere profumo o kohl. Il vaso è stato esposto al Brooklyn Museum tra il 1948 e il 2002 e al Metropolitan Museum of Art nel 1969.

Sulla provenienza, la documentazione riporta che il vaso è passato nelle mani di importanti collezionisti del XX secolo, tra cui Joseph Brummer e Alastair Bradley Martin, storico amministratore del Brooklyn Museum. Nel 2007, l'oggetto fu venduto alla Merrin Gallery con regolare fattura, e secondo Apollo Art Auctions era stato precedentemente acquistato per 1,2 milioni di dollari. La casa d'aste precisa inoltre che non esistono prove documentate che colleghino il manufatto alla tomba di Tutankhamon, con l'oggetto che non figura infatti in nessun inventario ufficiale degli scavi.

Tuttavia, l’egittologo tedesco Christian Loeben, curatore del Museo August Kestner di Hannover, si dice «abbastanza convinto» del contrario. A suo avviso, lo stile e la lavorazione del vaso lo collocano con precisione nel periodo del giovane faraone. Loeben sottolinea anche l’assenza di danni che normalmente si riscontrano nei reperti provenienti da camere sigillate. D'altra parte, non sarebbe certo il primo caso di questo tipo. Nel 2010, ad esempio, il Metropolitan Museum di New York restituì 19 piccoli oggetti dopo che nuove ricerche ne avevano accertato la provenienza dalla tomba di Tutankhamon. 

La cavalletta però, assicurano gli organizzatori dell’asta, è stata verificata attraverso l’Art Loss Register - la banca dati internazionale dei beni d’arte rubati - ed è accompagnata da un certificato di conformità. Al momento, il governo egiziano non ha reclamato ufficialmente l’oggetto. Ma la pressione di Loeben e dei colleghi che la pensano come lui potrebbe presto portare a nuove svolte. «Non è solo una questione di provenienza, ma di etica. Questo manufatto andrebbe restituito all’Egitto», la posizione netta e chiara del curatore.

Riccardo Deni, 28 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

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