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Angelica Kaufmann
Leggi i suoi articoliSarà la Sainsbury Wing della National Gallery di Londra, dal 2 maggio al 23 agosto 2026, a ospitare la prima grande monografica che il Regno Unito dedica a Francisco de Zurbarán (1598–1664), uno dei protagonisti assoluti del Siglo de Oro. Un evento atteso da decenni (l’ultima presenza significativa dell’artista nel museo risale al 1994) che riunisce quasi cinquanta dipinti provenienti da musei europei e statunitensi, in un percorso che ambisce a restituire l’intera parabola creativa del pittore.
Figura spesso accostata ai più noti Velázquez e Murillo, Zurbarán rappresenta però un caso a sé nella pittura spagnola del Seicento: visionario, drammatico, frontalmente ascetico, capace di tradurre in pittura la severità della spiritualità controriformata con un realismo che sorprende ancora oggi. Le sue figure di santi – sospese fra ieraticità medievale e osservazione dal vivo – e i suoi celebri nature morte rivelano una mano che unisce grazia e crudezza, devozione e teatralità.
Un Seicento tra altari, conventi e committenze reali
Zurbarán operò a lungo a Siviglia, all’epoca uno dei più ricchi crocevia del mondo globale grazie ai traffici con le Americhe. Qui costruì la parte più sostanziosa della sua carriera, lavorando per conventi, ordini religiosi e per una committenza cittadina affamata di immagini devozionali. Ma non mancarono gli incarichi prestigiosi: nel 1634 il pittore fu chiamato a Madrid per partecipare alla decorazione del nuovo palazzo reale del Buen Retiro, contribuendo alla monumentale Hall of Realms con una serie dedicata alle fatiche di Ercole, due episodi della quale saranno presenti in mostra.
L’esposizione si articola in sette sezioni, disegnate per restituire la complessità di un artista spesso identificato solo con la sua produzione religiosa.
La rivelazione del maestro
Le prime sale introducono il visitatore alla poetica visionaria di Zurbarán: apparizioni, estasi e figure in contemplazione, come L’apparizione di San Pietro a San Pietro Nolasco e Il Cristo crocifisso con un pittore, prestiti del Prado, fissano fin da subito il registro della mostra.
Siviglia e i suoi ordini religiosi
Le grandi committenze conventuali, come La visione di Alonso Rodríguez, rivelano l’abilità narrativa dell’artista e la sua capacità di orchestrare scene complesse con una sorprendente economia di mezzi.
Il tessuto dei santi
Una delle sezioni più affascinanti: Zurbarán come “pittore di stoffe”. Mantelli pesanti, sete luminose, velluti, cuoi lavorati, ricami minuziosi. Figlio di un merciaio, l’artista sembra trasporre sulla tela una conoscenza intima dei materiali, conferendo alle figure un’immediatezza quasi tattile. Santa Casilda (Thyssen-Bornemisza) e Sant’Apollonia (Louvre) sono esempi magistrali.
Iconografie della fede
Tra tutte, quella dell’Immacolata Concezione, centrale nella spiritualità sivigliana, è affrontata nelle sue diverse declinazioni cronologiche, mostrando come Zurbarán tornasse ai medesimi soggetti reinventandoli senza ripetersi.
Oltre Siviglia
Opere destinate a committenti di Madrid o di altre città indicano un pittore più versatile di quanto la tradizione abbia tramandato, capace anche di cimentarsi con temi epici e profani.
La rara stagione delle nature morte
Zurbarán pare aver dipinto non più di dieci nature morte. Riunirne un nucleo significa offrire al pubblico un’occasione eccezionale: dallo Still Life with Lemons, Oranges and a Rose della Norton Simon Foundation, al confronto con Una coppa d’acqua e una rosa della National Gallery. In questa sezione compaiono anche quattro nature morte del figlio Juan de Zurbarán, morto prematuramente nel 1649 ma oggi riconosciuto come autore di una breve e sorprendente produzione autonoma.
La devozione domestica
Le opere più intime e raccolte – Agnus Dei (Prado), Il velo della Veronica (Museo Nacional de Escultura) – testimoniano la tensione spirituale che percorre l’intera carriera di Zurbarán, capace di ottenere la massima espressività anche nel piccolo formato.
Una rilettura necessaria
Londra inaugura dunque un ciclo che proseguirà al Musée du Louvre (7 ottobre 2026 – 25 gennaio 2027) e all’Art Institute of Chicago (28 febbraio – 20 giugno 2027), istituzioni che collaborano alla mostra insieme alla National Gallery.
L’esposizione, accompagnata da un catalogo scientifico e nuovi studi, mira a restituire un artista che non fu soltanto il “pittore dei monaci”, ma un interprete potente della cultura visiva europea del Seicento, capace di scolpire nella luce figure che ancora oggi trasmettono un senso di sospensione e mistero.