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Carlotta Venegoni
Leggi i suoi articoliL’apparenza inganna o «l’uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero»? Franco Paliaga affronta il tema del falso nell’arte, con il suo corollario di raggiri, astuzie e tranelli; considera però anche le grandi doti contraffattive che caratterizzarono molti pittori del Seicento italiano. Sono infatti innumerevoli le opere riprodotte a scopo seriale, imitativo o di inganno così come sono molteplici i fattori che spinsero gli artisti a copiare capolavori o a eseguirli «alla maniera di». Ma che cosa determina il concetto di falso? L’intento dell’artista di emulare o dimostrare capacità pittoriche o quello del mercante legato al reperimento di opere di un determinato autore? Paliaga, attraverso una rilettura delle fonti storiche, definisce il concetto di copia e di falso e precisa quali furono le doti attributive che i primi critici reputarono necessarie per non cadere in inganno.
Nella prima parte del volume l’autore dimostra, attraverso diversi esempi, le grandi doti imitative/falsificative di artisti quali Luca Giordano o Pietro Della Vecchia, capaci di ingannare anche esperti. L’autore illustra la diversità tra le intenzioni e le finalità che hanno prodotto l’esigenza di copie. Ricorda i casi eclatanti delle copie da Caravaggio, delle contraffazioni degli «old masters» e del caso di Pier Francesco Mola, dove il confine tra imitazione, emulazione e falsificazione diviene difficile da distinguere. Con Niccolò Cassana e Sebastiano Ricci, che seppero ben sfruttare l’ingenuità e l’incompetenza dei compratori, siamo alla truffa. S
ul problema degli strumenti interpretativi e delle capacità attributive degli esperti d’arte e dei collezionisti seicenteschi si incentra la seconda parte del volume. «La cattiva attribuzione non è mai falsa, è semplicemente una cattiva operazione filologica, spesso dovuta alla tradizione». Federico Zeri affermò quanto la cultura e la conoscenza siano necessarie per arrivare a una corretta attribuzione. Paliaga registra come la diffusione di falsi nel Seicento suscitò la necessità nei mercanti e nei compratori di sapere riconoscere «la franchezza», l’originalità e la datazione delle opere. Critici come Giulio Mancini e Filippo Baldinucci gettarono le fondamenta di quell’aspetto metodologico chiamato in seguito connoisseurship.
Il volume, supportato da una ricca bibliografia, si legge agevolmente. Offre un pregevole contributo nella storia dell’autenticazione delle opere d’arte: un tema ancor oggi dibattuto e con il quale gli esperti d’arte si devono confrontare giornalmente. L’apparenza infatti continua ad ingannare.
L’apparenza inganna. Pittori falsari nell’arte italiana dei Seicento
di Franco Paliaga
221 pp.
42 ill. b/n
Campisano Editore, Roma 2014
€ 30,00
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