Giuseppe Mancini
Leggi i suoi articoliHagia Sophia di Istanbul non è il solo edificio con questo nome ad aver subito trasformazioni traumatiche, anche recenti: nata come chiesa in epoca bizantina, convertita in moschea dopo la conquista ottomana, diventata museo nella Turchia di Ataturk e ultimamente ripristinata al culto islamico. Il 25 luglio, un giorno dopo la prima preghiera solenne a Istanbul, ha riaperto ai fedeli anche la moschea di Trabzon sul mar Nero, già Trebisonda. Costruita nel XIII secolo e diventata moschea nel XVI, durante l’occupazione russa nella prima guerra mondiale venne utilizzata come ospedale e deposito e perciò danneggiata.
I restauri tra il 1958 e il 1964, in collaborazione con l’Università di Edimburgo, hanno rivelato sulle volte del nartece e sulla cupola pregevoli affreschi di argomento biblico in precedenza intonacati: l’Assunzione, medaglioni con il Cristo e santi, l’Ultima cena, un’originale scena di possessione demoniaca. La chiesa è stata museo fino al 2012 per riaprire come moschea l’anno successivo.
Quest’ultimo passaggio aveva introdotto un meccanismo pesante e ingestibile per la copertura, durante le cinque preghiere quotidiane, degli affreschi della cupola e di ciò che rimane del pavimento in opus sectile, attraverso rispettivamente tendaggi e tappeti.
I restauri tra il 2018 e il 2020, dell’importo di circa 250mila euro, hanno creato un sistema leggero e funzionale, che permette una fruizione meno problematica delle decorazioni: il pavimento è ora protetto da lastroni di vetro, mentre gli affreschi che sormontano lo spazio adibito ai rituali sono oscurati da grandi dischi in plexiglas normalmente trasparenti che diventano opachi quando illuminati da faretti.
Gli affreschi del nartece sono invece sempre visibili. I lavori hanno interessato anche il giardino e la grande torre campanaria che funziona come minareto senza aver perso le forme originarie. Le strutture murarie sono state pulite e rinforzate.
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