Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliIn attesa che il 25 luglio si tenga l’inaugurazione ufficiale alla presenza dei re di Spagna, il nuovo museo madrileno che riunisce tutte le Collezioni Reali è stato aperto al pubblico per pochi giorni in una sorta di rodaggio. Le ragioni della preapertura sono da ascrivere alle elezioni generali, previste per novembre ma anticipate al 23 luglio, e alla volontà dell’attuale Governo di essere ancora in carica nel caso in cui il Partito Popolare, come prevedono tutti i sondaggi, risultasse vincitore. Le Collezioni Reali appartengono infatti al Patrimonio Nazionale, direttamente dipendente dal Governo della Nazione.
«Il nuovo museo è concepito come una doppia vetrina. Da un lato, mostra la ricchezza storico-artistica della Spagna attraverso cinque secoli di collezionismo reale, e dall’altro è una meravigliosa cassa di risonanza per far conoscere i Siti Reali gestiti dall’ente e il lavoro che viene svolto per preservarli», ha spiegato Ana de la Cueva, presidente del Patrimonio Nazionale.
La storia del Museo de las Colecciones Reales è lunga, complessa e segnata da continue difficoltà. L’idea di erigere un museo dedicato alle collezioni del patrimonio della Corona spagnola risale alla fine della Seconda Repubblica, nel 1936. Tuttavia la Guerra Civile paralizzò il progetto che fu ripreso solo nel 1998, quando il Governo ne approvò la costruzione. A tal fine fu indetto un concorso internazionale, vinto nel novembre 2002 dal progetto degli architetti Emilio Tuñón Álvarez e Luis Moreno García-Mansilla (scomparso nel 2021, Ndr). La costruzione si è conclusa alla fine del 2015 e tre anni dopo alla joint venture Empty-Telefónica è stato affidato il progetto museografico, con Manuel Blanco quale responsabile di un ampio team interdisciplinare.
«Le Collezioni Reali compongono un museo di musei, che rende visibile l’istituzione culturale più importante d’Europa. Dipinti, sculture, armature, arazzi, carrozze, mobili, gioielli, abiti e quant’altro convivono in un edificio all’avanguardia che dialoga armoniosamente con il contenuto», ha dichiarato Leticia Ruiz, che in qualità di nuova direttrice delle Collezioni Reali ha revisionato l’intero progetto, approvato infine a giugno 2021. La direttrice ha ridotto il numero di opere esposte da 900 a 650 (delle 170mila che compongono le raccolte) per rendere il percorso più fluido e ha optato per la denominazione di «Galleria» delle Collezioni Reali, anziché «Museo», più vicina all’architettura dell’edificio, caratterizzato da immense sale interne e dalla vista panoramica su un paesaggio iconico di Madrid.
L’edificio, che ha ricevuto già una dozzina di premi, si integra nelle fondamenta del Palazzo Reale di Madrid, è lungo 145 metri e presenta un dislivello di 32 metri tra il suo ingresso generale, attraverso il belvedere situato tra il Palazzo Reale e la Cattedrale dell’Almudena, e l’accesso inferiore dai giardini del Campo del Moro. La superficie complessiva costruita è di 40.475 mq distribuiti su 6 piani (3 dei quali interrati) destinati all’esposizione e al deposito delle opere. La costruzione, durata nove anni, è costata 139,6 milioni e il progetto museografico 17,7 milioni.
«Articolare il discorso museografico è stato una sfida, non solo per l’enorme potenziale storico-artistico dei pezzi, ma anche perché un terzo delle opere esposte saranno mostrate a rotazione. Il viaggio attraverso cinque secoli di mecenatismo e collezionismo è suddiviso per dinastie: il primo piano dedicato agli Asburgo e il secondo ai Borbone, mentre il terzo accoglierà le mostre temporanee. In questo modo abbiamo ottenuto un discorso espositivo cronologico e stabile per una collezione flessibile», ha dichiarato la direttrice, sottolineando che il percorso si apre con una zona archeologica e con uno spazio in cui materiali audiovisivi mostrano i siti reali gestiti dal Patrimonio Nazionale, le effigi dei sovrani che hanno collezionato le opere, la varietà dei pezzi e dei formati.
Altri documentari, visibili nei pianerottoli antistanti le sale, fungono da risorse di contestualizzazione e aiutano a comprendere il contesto socio-politico e culturale dei regni di ciascuna delle dinastie rappresentate nel museo. Tra i capolavori in mostra, il «Paesaggio con san Cristoforo e il Bambino (1521 ca) di Joachim Patinir, «San Michele arcangelo sconfigge il diavolo» (1692), una scultura lignea di Luisa Roldán «la Roldana», prima scultrice della corte spagnola, «Salomè con la testa del Battista» di Caravaggio, nonché opere di Tiziano, Rubens, Velázquez, Goya, di El Greco, un Cristo crocifisso di Bernini e l’arazzo che riproduce fedelmente, ma in una scala maggiore, il «Giardino delle delizie» di Jheronimus Bosch.
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