Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliIl Civico Museo Archeologico di Bergamo è chiuso al pubblico da due anni, prima a causa della pandemia e poi per consentire i lavori di rifacimento. La riapertura è però prevista per domani 9 giugno in concomitanza con il termine dei lavori di ripavimentazione della piazza viscontea sulla quale si affaccia. Entrambe le operazioni rientrano nel fitto calendario di attività previste per l’anno in cui Bergamo e Brescia sono capitali della Cultura. I lavori al museo sono stati effettuati su un allestimento che risaliva agli anni Sessanta del secolo scorso e sono stati curati dall’attuale direttrice, Stefania Casini.
Il percorso espositivo risulta completamente rivoluzionato e maggiore attenzione è stata attribuita alle testimonianze provenienti dalla stessa Bergamo e dal territorio circostante. L’idea è quella di restituire la molteplice stratificazione di genti e culture che si sono succedute nella regione. La nuova ristrutturazione ha anche consentito l’esposizione dei pochi reperti egizi presenti nelle raccolte bergamasche in uno spazio loro dedicato. In quest’ambito particolare rilievo è stato attribuito alla mummia e al sarcofago del sacerdote Ankhkhonsu, giunti in città nel 1885 grazie alla donazione di Giovanni Venanzi, console italiano ad Alessandria d’Egitto.
Negli ultimi anni il corredo funerario si è trovato al centro di un progetto scientifico diretto da Sabina Malgora e coordinato dall’Associazione di Promozione Culturale «Mummy project» che ha previsto accurate analisi genetiche e radiologiche, oltre al restauro completo della mummia. I risultati delle varie analisi sono fruibili attraverso un apposito apparato didascalico nell’ambito del nuovo allestimento espositivo. Sui pannelli esplicativi bilingue è inoltre leggibile la traduzione completa dei testi che decorano la superficie del sarcofago e il cui scopo era quello di assicurare al defunto una rinascita nell’oltretomba nell’attesa della resurrezione del corpo alla fine dei tempi.
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