Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliNew York. Albrecht Dürer, il Parmigianino e Peter Brueghel il Vecchio hanno in comune una maestria e passione particolare per l’acquaforte, tecnica calcografica introdotta dagli armaioli (che la utilizzarono in origine per la decorazione di armi e armature) e dal tardo Quattrocento utilizzata per la stampa su carta.
A questa tecnica il Metropolitan Museum dedica, fino al 20 gennaio, la mostra «The Renaissance of Etching», che ne racconta i primi sessant’anni di vita (dal 1490 al 1560 ca), a partire da quando, sperimentata nella bottega dello stampatore e decoratore d’armi Daniel Hopfer, fu immediatamente adottata da artisti in Francia, Italia, Fiandre e Germania. Sono visibili 125 opere di artisti celeberrimi e meno noti, esposte accanto a disegni, strumenti, libri illustrati e armature. Le opere provengono dalla collezione del Met, dall’Albertina di Vienna, che ospiterà la mostra in primavera, e da numerose altre collezioni europee e americane.
La mostra si chiude intorno a un anno chiave, il 1560, quando lo stampatore olandese Hieronymus Cock iniziò a realizzare acqueforti di opere di altri artisti, segnando l’inizio di una produzione standardizzata. «L’acquaforte su carta aprì nuove possibilità d’espressione agli artisti dell’epoca; era semplice e accessibile e diede loro l’opportunità di sperimentare e comunicare le proprie idee in un modo completamente diverso fino ad allora, osserva Max Hollein, direttore del Met. Fu un momento rivoluzionario nella comunicazione delle idee e delle immagini, quel mondo in cui, al giorno d’oggi, siamo totalmente immersi».
Altri articoli dell'autore
Il MoMA PS1 dedica un appuntamento ai disegni, alle coreografie e alla produzione dell’artista e coreografo americano che affronta questioni legate all’identità, alle origini e al colore della pelle
Oltre 80 opere raccontano gli sviluppi del movimento secondo cui la pittura deve, come la musica, colpire dritto al cuore e all’anima senza nessun riferimento figurativo o narrativo
Alla Neue Galerie la prima grande esposizione statunitense dedicata all’artista tedesca, che aveva un formidabile senso della propria identità e che sfidò tutte le convenzioni del tempo
Il percorso espositivo da Sprüth Magers a Los Angeles comprende tre serie inedite che confermano la vena sperimentale della fotografa americana