Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliÈ stato uno dei più grandi artisti del XX secolo. Sarebbe difficile oggi per noi immaginare l’arte moderna e contemporanea senza il suo impatto. Pablo Picasso (1881-1973) fu geniale, talentuoso e apprezzatissimo già in vita, collezionato da mecenati, galleristi e imprenditori come Gertrude Stein, Ambroise Vollard, Peggy Guggenheim e Albert C. Barnes; la sua opera più costosa mai venduta, «Les Femmes d’Alger (Version ‚O‘)» del 1955, ha fruttato a Christie’s nel 2015 circa 180 milioni di dollari, restando per un paio d’anni l’opera d’arte più costosa di sempre.
La sua indomita attitudine a innovare si estese anche alle arti grafiche, a cui si dedicò con costanza e interesse per tutta la vita, realizzando migliaia di opere e multipli, sperimentando forme, colori, strutture e prospettive e spaziando dall’incisione all’acquaforte, dall’acquatinta alla litografia, dal linoleum cut al monotipo, sia per reinterpretare le proprie opere sia per creare illustrazioni ad hoc che hanno amplificato ancora di più la sua influenza nel mondo dell’arte. Ad approfondire questo aspetto della sua produzione, nel 50mo anniversario della sua morte, è una grande mostra nel settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana, con 300 opere tra disegni, litografie, incisioni, ceramiche, sculture, collage e fotografie di 8 collezionisti belgi e francesi, un incredibile corpus comprendente multipli, grafiche e disegni non solo di Picasso, ma anche del suo entourage, da Jean Cocteau a Dora Maar, a Françoise Gilot.
Curata da Jean Christophe Hubert e accompagnata da un percorso fotografico a cura di da David Lawrence di Templar de Presse, questa mostra itinerante che ha debuttato a Bruges (prossime tappe a Istanbul e Parigi) è la seconda al mondo per grandezza dedicata all’arte grafica di Picasso, di cui ripercorre cronologicamente e tematicamente vari momenti, dagli esordi alle radici spagnole, dalle muse alle ceramiche, dai libri illustrati all’avversione per la guerra. «Sono particolarmente orgoglioso di far conoscere al pubblico una sfaccettatura importante dell’opera di Pablo Picasso: lo spirito creativo dell’artista espresso nelle arti grafiche, spiega il curatore. Spesso quasi ignorato, questo aspetto riassume tuttavia la sintesi perfetta dell’immensa eredità artistica lasciata dal maestro di Malaga nel 1973: “La cosa più importante è creare. Null’altro conta. La creazione è tutto”». Più di 2mila soltanto le incisioni che realizzò nell’arco della vita, esplorando temi e stili essenziali nello sviluppo della sua arte pittorica.
In mostra alcuni disegni per le scenografie e i costumi per i «Ballets Russes» di Diaghilev realizzati su richiesta di Jean Cocteau, i ritratti della ballerina Olga Khokhlova, sua prima moglie, conosciuta in questo periodo. Poi i lavori dedicati alla tauromachia, ispirati dai grandi artisti e poeti spagnoli, da Velázquez a Goya, da Cervantes a Sabartés. Appassionato di corrida e della figura del minotauro, vedeva nel toro un simbolo di forza e virilità, ma anche di tragedia e di morte. E poi a seguire i lavori in cui emerge la grande ispirazione tratta dall’arte e dalle maschere africane, che contribuirono alla rottura della visione prospettica tradizionale, tratto distintivo delle sue opere cubiste (come i ritratti delle sue figlie, e delle figure femminili che amò o lo ispirarono, da Dora Maar a Françoise Gilot, a Claude e Paloma).
Vi sono anche opere della stessa Dora Maar, artista e musa di Picasso conosciuta alla vigilia della guerra civile spagnola, quando era direttore del Museo del Prado a Madrid. Per la produzione incisoria si circondò dei massimi esperti, Roger Lacourière per la calcografia, Fernand Mourlot per la litografia, Hidalgo Arnera per la linoleografia e, dal 1955, Jean Frélaut, nonché i fratelli Aldo e Piero Crommelynck i quali, nel 1963, aprirono una tipografia a Mougins, non lontano da Notre-Dame-de-Vie. «La tecnica è importante, diceva, a condizione di averne talmente da farla cessare completamente di esistere».
Un piccolo focus è dedicato alla ceramica, con vasi, piatti, lastre, caraffe, utensili da cucina e animali, realizzati da Picasso in terracotta bianca o rossa, decorata con ossidi, ingobbi (argilla diluita bianca o colorata) e smalti, e un altro ai découpage di Picasso a partire dalle interpretazioni fotografiche di André Villers, con libri illustrati e l’iconica colomba della pace. Ribelle creativo, Picasso non smise mai di sfidare le convenzioni dell’arte classica che pur padroneggiava molto bene, ma che ha frammentato e riorganizzato in forme astratte creando un nuovo modo di rappresentare la realtà e le emozioni
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