«Superficie 207» di Giuseppe Capogrossi (particolare)

Image

«Superficie 207» di Giuseppe Capogrossi (particolare)

Per quattro mesi in trasferta a Torino le opere più belle della Gnam

In mostra lavori capitali che hanno scritto la storia dell’arte contemporanea tra 1950 e 1970. E un percorso su Cleopatra per i 300 anni del Museo di Antichità

Colta e raffinata, dotata di una bellezza magnetica e severa, Palma Bucarelli (1910-98), è stata una figura d’eccezione per l’arte contemporanea nell’Italia del dopoguerra. Critica e storica dell’arte, ha diretto la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea dal 1941 al 1975, prima direttrice donna di un museo pubblico del Paese. Negli anni più bui della seconda guerra mondiale contribuì a salvare importanti opere d’arte e subito dopo fece della Gnam un luogo di sperimentazione artistica, aprendola a molti dei nomi oggi considerati tra i più influenti del secondo Novecento. 

Un capitolo della storia dell’arte raccontato nella Sala Chiablese dei Musei Reali con la mostra «1950-70. La grande arte italiana. Capolavori dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea», visibile fino al 2 marzo 2025, curata dalla direttrice della Gnam Renata Cristina Mazzantini con Luca Massimo Barbero. Ordinato in dodici sale, il percorso «pone l’attenzione sul ruolo da protagonista che la Gnam rivestì nella costituzione del patrimonio artistico italiano moderno e contemporaneo grazie, soprattutto, al rapporto attivo che nei tre decenni al vertice della Galleria la soprintendente Palma Bucarelli intrecciò con gli artisti più significativi e innovativi di quella così alta stagione, da Burri e Fontana fino a Pascali», spiega Mazzantini. Ad aprire il percorso troviamo tra gli altri Pino Pascali con «L’arco di Ulisse» del 1968: realizzato con legno e lana d’acciaio affronta con ironia la relazione irrisolta tra natura, cultura e industria, attraverso il suo tipico approccio alla scultura giocoso, poetico ed essenziale. Si passa poi dall’astrattismo pittorico di Giuseppe Capogrossi alle sperimentazioni materiche di Alberto Burri, allo spazialismo di Lucio Fontana, posti in dialogo attraverso il confronto tra «Nero cretto G5», firmato da Burri del 1975, e «Concetto spaziale. Teatrino» realizzato da Fontana nel 1965: due giganti allo specchio che evocano la lotta tra materia e antimateria, l’essere e l’annichilimento, convogliando pittura e scultura verso una medesima origine. E naturalmente Mimmo Rotella, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, Carla Accardi, Giulio Turcato, Gastone Novelli, Toti Scialoja, Sergio Lombardo, Tano Festa e Piero Manzoni, fino alle opere più recenti di Michelangelo Pistoletto ed Emilio Isgrò. A chiudere il percorso ancora Pino Pascali, con «Ricostruzione del dinosauro» del 1966, rievocazione di un mondo fantastico e visionario con un grande scheletro modellato nel legno ricoperto di tela bianca, e i «Bachi da setola» del 1968, giganteschi scovoloni sintetici dagli sgargianti colori acrilici che si distendono sul pavimento come enormi bachi giocando tra un mondo artificiale e uno agricolo e campestre. 

Dal 23 novembre al 23 marzo 2025, invece, nella Sala Scoperte del Museo di Antichità è visitabile un percorso, a cura di Annamaria Bava ed Elisa Panero, dedicato a Cleopatra per celebrare i 300 anni del museo. Reperti archeologici, sculture antiche, dipinti, grafiche e contributi cinematografici restituiscono due millenni di mito dell’ultima regina d’Egitto. 

Testa di Cleopatra. Cortesia Musei Reali Torino

Jenny Dogliani, 23 ottobre 2024 | © Riproduzione riservata

Per quattro mesi in trasferta a Torino le opere più belle della Gnam | Jenny Dogliani

Per quattro mesi in trasferta a Torino le opere più belle della Gnam | Jenny Dogliani