Dario del Bufalo
Leggi i suoi articoliNel numero passato (cfr. n. 369, nov. ’16, p. 29) ci siamo occupati della distruzione di Stato in Giordania (precisamente nell’Oasi di al-Azraq) di alcuni siti archeologici, a mezzo di enormi ruspe, che per tracciare strade e infrastrutture o per cavare pietrisco spazzano via interi nuclei e resti di villaggi protostorici, visibili perfino dal satellite e dalle caratteristiche forme circolari, molto simili ai nostri agglomerati nuragici.
Questa volta ci occupiamo di una pratica analoga operata nel Sudan del Nord, ma non si capisce chi la stia mettendo in atto: se il Governo, i militari o compagnie private. Nella zona del Wadi Allaki nel 1989 il Cerdo (Centro Ricerche del Deserto Orientale) aveva scoperto l’importantissimo sito della perduta città di Berenice Pancrisia (Berenice tutta d’oro), una città di quasi diecimila lavoratori nel mezzo del deserto nubiano creata apposta per l’estrazione dell’oro dei faraoni (si veda L’Eldorado dei faraoni. Alla scoperta di Berenice Pancrisia, di Angelo Castiglioni, Alfredo Castiglioni e Jean Vercoutter, De Agostini, Novara 1995). Ora anche qui gigantesche ruspe raschiano la superficie del paleosuolo storico di tutta l’area antica alla ricerca dell’oro sfuggito ai cavatori faraonici (vedi foto da satellite).
Assurdo che per estrarre pochi etti d’oro si stia devastando una intera area indisturbata da secoli, interessantissima dal punto di vista storico-archeologico. Dovrebbe essere istituito un vero e proprio Parco Archeologico, visto l’interesse di questo sito per la sua verginità e complessità. A sostenere l’elevata importanza della scoperta del 1989 di questa fantomatica città antica sono archeologi del calibro di Sergio Donadoni, Jean Vercoutter, Karim Sadr ecc.
Dov’è l’Unesco? Dove sono gli amici della Nubia?
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