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Foro di Traiano, resti della Basilica Ulpia, II sec. d. C.

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Foro di Traiano, resti della Basilica Ulpia, II sec. d. C.

Tutta Roma ai piedi di Presicce

A un anno esatto dalla nomina, il sovrintendente capitolino spiega che cosa significa gestire un patrimonio così vasto, articolato e antico, e illustra i progetti in corso anche in vista del Giubileo 2025

Guglielmo Gigliotti

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Claudio Parisi Presicce (63 anni) è da luglio 2022 il sovrintendente ai beni culturali di Roma Capitale. Ma è un ritorno. Già dal 2014 al 2018 l’archeologo romano, autore di scavi, studi, nonché curatore di grandi mostre, era stato al governo delle decine di musei, monumenti e siti archeologici di proprietà capitolina. Questi comprendono, tra l’altro, i Musei Capitolini, i Fori Imperiali, il Mausoleo di Augusto, il Circo Massimo, il Teatro di Marcello, l’Ara Pacis, la Centrale Montemartini, gli Acquedotti romani, il Tabularium, l’Auditorium di Mecenate, la Scalinata di Trinità dei Monti, la Fontana di Trevi e i 19 chilometri delle Mura Aureliane.

Gli domandiamo: dal Pnrr giungono a Roma 232 milioni del progetto Caput Mundi per interventi in centinaia di siti. Quali sono quelli di pertinenza comunale, cioè sua?
Il progetto Caput Mundi prevede 128 interventi di competenza comunale per un totale di 232 milioni di euro. Gli interventi della Sovrintendenza Capitolina sono finalizzati alla messa in sicurezza, al restauro e alla valorizzazione di siti archeologici e di monumenti. Si tratta di luoghi compresi nella città storica come i Fori Imperiali, il Teatro di Marcello o l’Auditorium di Mecenate, ma anche di aree più periferiche come il Parco Archeologico di Centocelle. Alcune strutture come il Museo della Civiltà Romana riapriranno dopo un lungo periodo di chiusura. Particolare attenzione è riservata anche alle mura di Roma, alle fontane monumentali e alle ville storiche.

Che cosa state approntando per il Giubileo 2025?

Con le risorse giubilari sono stati finanziati altri progetti nell’ambito dei beni culturali, interventi legati principalmente all’area archeologica centrale. Al complesso monumentale dei Fori Imperiali prevediamo di dare quella sistemazione definitiva che non ha avuto dopo gli scavi compiuti in occasione del Giubileo del 2000, in particolare sul raccordo tra il piano della città antica e quello della città contemporanea e sull’accessibilità.

L’Area sacra del largo di Torre Argentina è stata riaperta. E l’Antiquarium comunale del Celio?

I lavori in largo di Torre Argentina sono stati ultimati e l’area è stata aperta al pubblico il 20 giugno. L’Antiquarium comunale del Celio rientra tra i siti oggetto di interventi finanziati dal Pnrr nell’ambito del programma Caput Mundi, anche se per ora è previsto solo il risanamento statico e strutturale.

Sul portale del Simart (Sistema Informativo Musei, Arte, Archeologia, Architettura di Roma e Territorio) sono stati caricati oltre un milione di elementi. In che modo il digitale sta cambiando la conoscenza e lo studio del reperto antico?

La digitalizzazione del patrimonio culturale rappresenta uno strumento di primaria importanza per consentire una più ampia diffusione delle conoscenze, per mettere a disposizione di tutti la documentazione disponibile anche a distanza e per favorirne lo studio. In quest’ottica il progetto SimartWeb rende più facilmente accessibili i nostri archivi da parte del pubblico e offre fotografie di buona qualità, notizie storico-critiche e riferimenti bibliografici per ulteriori approfondimenti.

Quali sono i progetti a cui sta lavorando e quali i principali problemi che si impegna a risolvere?

Non lavoro mai su un progetto alla volta, ma non posso elencarli tutti: cito solo il Mausoleo di Augusto, la sistemazione dell’area dei Fori Imperiali con la ricostruzione parziale dell’elevato di alcuni edifici, gli scavi archeologici in Campidoglio, il Parco Archeologico del Celio con l’esposizione permanente della pianta marmorea severiana, inaccessibile al pubblico da molti decenni. Naturalmente non lavoro da solo, la Sovrintendenza può contare da sempre su un folto gruppo di professionisti dotati di grande preparazione, competenza ed esperienza maturata sul campo. A loro va il merito di quanto si è potuto realizzare negli ultimi decenni per proteggere e valorizzare il patrimonio monumentale e museale della città. Hanno tutti lavorato con impegno costante e grande dedizione, spesso senza ricevere i riconoscimenti che avrebbero meritato. Stiamo affrontando una progressiva riduzione del personale a causa di pensionamenti privi di sostituzioni. Non ci sono stati gli affiancamenti che avrebbero consentito quei passaggi di consegne che in una pubblica amministrazione come la nostra sono essenziali ed è sempre più difficile tenere vive le motivazioni, perché non sono previsti avanzamenti di carriera e sempre più spesso i dirigenti sono presi dall’esterno senza una vera selezione.

Foro di Nerva, resti con fregio del mito di Aracne, I secolo d.C.

Claudio Parisi Presicce dirige la Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali dal luglio dello scorso anno

In che modo rendere fruibile un’opera d’arte o antichi ruderi contribuisce alla qualità della vita?

L’impatto dell’arte sulla qualità della vita è un tema già affrontato in numerosi studi. Senza citare Dostoevskij, tutti sono concordi nell’evidenziarne gli effetti positivi sul benessere delle persone e sul senso di appartenenza alla comunità. L’arte e più in generale la conoscenza dei prodotti dell’ingegno umano di ogni epoca rendono le persone più consapevoli delle vicende umane e le avvicinano alla dimensione universale della vita. Le testimonianze del passato e in generale le opere d’arte con i loro valori estetici appartengono a tutti indistintamente, annullando le distanze temporali, spaziali e culturali tra le persone.

Chi sono stati i suoi maestri?

Ho studiato all’Università degli Studi di Milano con Piero Orlandini e a Roma con Sandro Stucchi, ma molti altri sono stati i docenti dai quali ho imparato qualcosa. I veri maestri, comunque, ciascuno li incontra inseguendo la propria strada e i propri interessi scientifici.

Lei è autore di numerosi saggi e studi scientifici, oltre a essere stato curatore di grandi mostre che hanno avuto come soggetto il monumento equestre di Marco Aurelio, la Lupa capitolina, la figura di Ulisse o quella di Cleopatra, i Fori Imperiali e la ritrattistica romana... Quale ruolo hanno per lei questi approfondimenti scientifici?

Anche se il tempo da dedicare alla ricerca scientifica è progressivamente diminuito con la crescita delle responsabilità, per me lo studio ha sempre avuto un posto essenziale e vitale, che talvolta ho difeso a discapito del riposo e della cura di altri interessi.

Come convivono nella stessa persona la mansione di alto funzionario e la propensione allo studio della cultura antica?

È una convivenza a mio avviso necessaria, irrinunciabile: un buon funzionario deve continuare ad aggiornarsi e deve contribuire al progresso delle conoscenze scientifiche, in particolare nell’ambito del patrimonio che gli è stato affidato e del quale si prende cura ogni giorno.

Sa che cosa rispondere a chi polemizza con la moda di allestire mostre d’arte contemporanea in contesti archeologici, asserendo che l’antico non è un fondale?

Che l’archeologia non è un relitto del passato e assolve alla sua funzione nel mondo contemporaneo; anche per i popoli dell’antichità il passato era la somma di manifestazioni artistiche di epoche diverse, talvolta persino in rovina. È essenziale il significato di ciò che si mostra, il linguaggio visivo, la coerenza narrativa. L’accostamento tra un’opera d’arte antica e una contemporanea spesso è solo strumentale, ma se vedo insieme la Venere Capitolina, la Venere Italica di Canova e la Venere degli stracci di Pistoletto comprendo in una sintesi perfetta tre momenti diversi della storia universale dell’uomo. L’opera d’arte è sempre figlia del suo tempo.

Le piacciono le illuminazioni policrome degli antichi edifici?

L’architettura antica è un diaframma che delimita uno spazio e ne definisce la funzione, in ambito pubblico o privato. La luce ha sempre avuto un ruolo nella percezione dei luoghi e ancora oggi un edificio in rovina ha bisogno dell’illuminazione per essere osservato senza fraintendimenti. Le illuminazioni policrome degli edifici antichi hanno uno scopo strumentale. Richiamano l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema di interesse collettivo o hanno l’obiettivo di celebrare un anniversario, una ricorrenza, un legame particolare tra i popoli e le aree geografiche del mondo. Durano un attimo, al massimo un giorno, e non danneggiano le murature.

L’allestimento dei Musei Capitolini, con la collocazione del Marco Aurelio, è dovuto a lei: che cosa distingue questo museo dagli altri?

È un museo che si lega alla storia di Roma, della città e delle sue istituzioni. Le sue origini sono espressione di una tradizione italiana, in cui i musei sono spesso ospitati all’interno di sedi storiche e sono nati con scopi educativi. Sono come scrigni che conservano la memoria collettiva e l’identità del territorio a cui appartengono, un’appartenenza che in parte unisce e in parte distingue dalle comunità vicine. Anche la natura collezionistica di una parte del patrimonio dei Musei Capitolini ha un legame profondo con la storia identitaria della città di Roma.

Guglielmo Gigliotti, 27 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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