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«Ezechiele» attribuito a Benedetto Antelami sulla facciata della Cattedrale di Fidenza. Foto tratta da Wikipedia. © Sailko

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«Ezechiele» attribuito a Benedetto Antelami sulla facciata della Cattedrale di Fidenza. Foto tratta da Wikipedia. © Sailko

Un testimone muto: la Cattedrale di Fidenza

Il duomo è una stratificazione di interventi di costruzione, da Antelami in poi, e di restauro

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Giorgio Bonsanti

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Fidenza (Pr). Negli anni a cavallo fra il XII e il XIII secolo Fidenza si chiamava Borgo San Donnino dal nome del santo protettore. In Italia lo stile delle architetture era ancora il Romanico, in Francia era già il Gotico, di cui comunque nella Cattedrale ci sono premonizioni.

L’edificio è oggi il risultato degli interventi che si sono succeduti nel tempo, sia quelli che hanno concorso a costruirla, sia quelli di restauro, e in realtà spesso non è possibile distinguere gli uni dagli altri. Il restauratore moderno deve allora destreggiarsi in un processo delicatissimo fra il fare e il non fare, facilitato, se vogliamo, dalla coscienza che il restauro presente non potrà essere che strettamente conservativo e rispettoso delle stratificazioni.

La condizione irrinunciabile consiste in uno studio rigorosissimo del monumento, testimone muto eppure capace di offrire risposte a chi abbia saputo interrogarlo scientificamente. La premessa è particolarmente opportuna in un caso come quello di Fidenza, perché le incertezze sono infinite, a cominciare dalla paternità. Gli studi sono pervenuti a riconoscerla in Benedetto Antelami (un cognome derivante probabilmente da Intelvi, valle del Comasco da cui provenivano officine di lapicidi), noto da due firme, del 1178 e del 1196, lasciate nella vicina Parma.

Qui gli si attribuisce il Battistero, un complesso fra i più affascinanti nella cultura dell’Occidente, ma le firme sono apposte su due opere scultoree e in entrambe si definisce «sculptor». L’attività di Antelami come architetto del Battistero è un’ipotesi, così come gli sono attribuite soltanto per ragioni di stile architetture e sculture della Cattedrale di Fidenza e della Chiesa di Sant’Andrea a Vercelli, ultima opera di un autore i cui estremi cronologici vengono fissati ipoteticamente fra il 1150 e il 1230.

Sorprendente nella facciata del Duomo di Fidenza si rivela l’impiego, che richiede un’incredibile accuratezza costruttiva, di una muratura a secco dei conci senza impiego di malte.

Il volume a cura di Barbara Zilocchi L’officina Benedetto Antelami della Cattedrale di Fidenza. Studi, ricerche e restauro (352 pp., ill. col. e b/n, Skira, Milano 2019, € 55) fa il resoconto come meglio non si potrebbe della campagna di restauri sulla facciata, le torri e l’abside condotta fra il 2016 e il 2018. L’intervento si è giovato anche di una consulenza dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha anche eseguito direttamente il restauro della «Madonna in Maestà» oggi all’interno del Museo Diocesano.

Il volume contiene accurate mappature tematiche che restituiscono con immediata efficacia visiva le stratificazioni del monumento, individuate con un lavoro che merita sincero apprezzamento. Puntuali le informazioni tecnico scientifiche su metodologie, procedure e materiali del restauro, nelle varie fasi di preconsolidamento, pulitura, consolidamento, stuccatura e protezione.

A Barbara Zilocchi si devono gli studi storici sul monumento e sui restauri pregressi sia dell’architettura sia delle decorazioni di scultura e il coordinamento di un’équipe di autori che ha reso esauriente la pubblicazione. A voler aggiungere qualcosa sarebbe stato utile un capitolo dedicato all’Antelami che facesse il punto sullo stato attuale degli studi su una personalità fra le massime della nostra storia artistica, ma ancora così problematica.

Giorgio Bonsanti, 07 aprile 2020 | © Riproduzione riservata

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