Entrare nella galleria Viasaterna di Milano per visitare «The Subject Matters» è come immergersi in un racconto che sfida le convenzioni visive. Curata da Luca Fiore, la mostra riunisce cinque artisti internazionali – Terri Weifenbach (Stati Uniti, 1957), Vanessa Winship (Regno Unito, 1960), Takashi Homma (Giappone, 1962), Gerry Johansson (Svezia, 1945) e Guido Guidi (Italia, 1941). Già il titolo della mostra gioca con le parole, come mi spiega il curatore durante la visita. La locuzione «The Subject Matter» rimanda a ciò che la fotografia rappresenta (il soggetto visibile) ma se aggiungiamo una S (come nel titolo) il significato diventa «il tema conta», evidenziando il valore di ciò che viene raccontato; inoltre, in un terzo significato, il soggetto («subject») è anche la persona che compie un’azione. Tutto ciò riflette lo spirito della mostra: un viaggio attraverso temi lontani dalla spettacolarità, dove la fotografia diventa il mezzo per sottolineare ciò che spesso passa inosservato.
La collettiva si apre con una serie di scatti inediti a colori di Terri Weifenbach (New York, 1957), realizzati tra il 2019 e il 2021 nei giardini pubblici di Parigi. In queste immagini, i confini del visibile si dissolvono e i dettagli si fondono in giochi di luce e colore, trasformando la natura in un’esperienza quasi onirica. A interrompere questa visione, il piccolo ritratto di un uccellino cattura lo sguardo e lo conduce verso la fragilità e l’intensità del dettaglio. Girato l’angolo, Vanessa Winship (Regno Unito, 1960), prima fotografa donna a vincere il premio Henri Cartier Bresson nel 2011, ci conduce nel silenzio del Midwest americano con le immagini tratte dal suo libro «Snow». Qui il gelo è tangibile: alberi spogli, capanne isolate, laghi ghiacciati. Non ci sono storie eroiche né personaggi spettacolari, ma una narrazione sottile e potente che sembra accarezzare il vuoto.
Proseguendo, troviamo le onde di Takashi Homma (Otowa, Tokyo, 1962). Dal 2000 il fotografo giapponese ritorna ogni anno sulla stessa spiaggia delle Hawaii per catturare il mare. Ma non aspettatevi il romanticismo tipico delle marine: le sue fotografie si concentrano su momenti «non particolarmente decisivi». Scendendo al piano inferiore della galleria, l’attenzione si sposta sui piccoli villaggi spagnoli immortalati da Gerry Johansson (Örebro, Svezia, 1945). Le sue fotografie in bianco e nero raccontano l’armonia che si nasconde nei dettagli dimenticati del quotidiano. Johansson è maestro nel fermare il tempo: nei suoi scatti, frammenti di paesaggi urbani e rurali, apparentemente insignificanti, si ricompongono in equilibri geometrici perfetti. Ogni immagine è un tributo silenzioso al piacere del guardare. Idealmente, l’ultimo capitolo del viaggio è dedicato a Guido Guidi (Cesena, 1941). Tra i lavori inediti in mostra, spicca una serie del 2016 realizzata a Chiesuola (piccola frazione di Latina), in cui un semplice lembo di luce che si sposta su un pavimento diventa il protagonista. L’umile quotidianità si trasforma in metafora, un modo per confrontarsi con il nostro rapporto con il mondo e con lo scorrere del tempo. Alla fine del percorso, si ha la sensazione di aver imparato un nuovo alfabeto visivo. «The Subject Matters», aperta fino al 4 aprile, non è solo una mostra, ma una lezione sull'importanza di fermarsi e guardare. È un invito a lasciarci sorprendere da ciò che non pensavamo potesse contare.