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L’installazione audiovisiva «Time No Longer» di Anri Sala nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione. Foto: Lorenzo Palmieri

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L’installazione audiovisiva «Time No Longer» di Anri Sala nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione. Foto: Lorenzo Palmieri

A Bergamo le trasfigurazioni di Anri Sala

Nel Palazzo della Ragione l’installazione audiovisiva dell’artista albanese è proiettata su uno schermo di 16 metri sospeso nel buio

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

È Anri Sala a misurarsi quest’anno con lo spazio della Sala delle Capriate nel Palazzo della Ragione, per il ciclo di mostre di autori del nostro tempo che la GAMeC-Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, porta da cinque anni nel cuore antico della città. Nella mostra «Transfigured» a cura del direttore Lorenzo Giusti e di Sara Fumagalli, l’artista di Tirana (1974) espone fino al 16 ottobre l’installazione audiovisiva «Time No Longer», proiettata su uno schermo di 16 metri sospeso nel buio.

Sullo schermo si vede l’immagine di un giradischi galleggiante, senza gravità, in una stazione spaziale, da cui escono le note di un nuovo arrangiamento del «Quartet for the End of Time» composto durante la prigionia in un campo tedesco da Olivier Messiaen (1908-92) e suonato nel 1941 con altri tre reclusi, di fronte a un pubblico di sole guardie e detenuti. Sala ha scelto l’unico movimento solista, quello per clarinetto, suonato allora dal musicista algerino Henri Akoka, e l’ha intrecciato (grazie ad André Vida e Olivier Goinard) con l’assolo di sax che Ronald McNair, uno dei primi astronauti di colore (e valente sassofonista) avrebbe suonato nello spazio se lo Space Shuttle Challenger su cui era imbarcato, nel 1986, non fosse esploso uccidendo tutto l’equipaggio.

Il buio «cosmico» della sala è squarciato qui da lampi di luce intermittenti, che mostrano gli antichi affreschi alle pareti e fanno di questo lavoro il «testimone di un’umanità scomparsa, collegando temporalità diverse tra passato, presente, e futuro». In contemporanea, fino al 25 settembre, nella GAMeC si compie il ritorno di Christian Frosi (Milano, 1973) a dieci anni dal ritiro dalla scena artistica, nella personale «La Stanza Vuota» curata da Nicola Ricciardi, che ha riunito oltre 30 lavori fondati sui temi della transitorietà e della fuggevolezza.

Accanto a «Foam», 2003, figurano in mostra opere meno note ma non meno emblematiche, fino al 2012 quando Frosi, dopo tante mostre e riconoscimenti, sceglie di non creare e non esporre più, rendendosi irraggiungibile. Mostrare il suo lavoro significa dunque proteggerlo e conservarlo a dispetto del perdurante silenzio dell’artista, leggendo al contempo la sua invisibilità alla luce della civiltà dell’apparire-sempre-e-comunque in cui viviamo.

L’installazione audiovisiva «Time No Longer» di Anri Sala nella Sala delle Capriate del Palazzo della Ragione. Foto: Lorenzo Palmieri

Ada Masoero, 12 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

A Bergamo le trasfigurazioni di Anri Sala | Ada Masoero

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