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Sanzia Milesi
Leggi i suoi articoliAssembla immagini come fossero residui visivi che recupera e destruttura per conferire all’insieme un altro significato in installazioni, sticker-painting e video loop: Matteo Costanzo, romano del 1985, ha vinto l’ottavo premio Ivo Pannaggi / Nuova generazione e, grazie al riconoscimento, guadagna una personale dal titolo «CTRL+Z», allestita dal 28 novembre al 29 marzo 2026 al piano nobile dei Musei civici di Palazzo Buonaccorsi a Macerata e curata da Paola Ballesi. Il premio è stato creato dall’associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi per artisti under 40 nelle Marche e Costanzo, nella regione marchigiana, si è formato: a Urbino si è diplomato all’Istituto statale d’arte «Scuola del libro» e, poi, all’Accademia di Belle arti. Con catalogo edito da Vydia, il progetto ha come sponsor principale Simonelli Group ed è realizzato con il Centro studi Pannaggi, l’Accademia dei Catenati, il Mugellini festival più altre collaborazioni.
Costanzo, fa riferimento a una pittura in particolare?
L’approccio all’arte è stato classico, ma nella ricerca ho perso la pittura «tradizionale» per una più strutturale, in cui uso collage e arte generativa come fonemi. Creo dispositivi che sfidano l’idea del dipinto e della scultura.
Le sue opere sembrano ricordare la Poesia visiva.
Della Poesia visiva mi affascina l’ibridazione militante. Un’allucinazione è Jiří Kolář (1914-2002). Rubo le sue definizioni, lo omaggio nelle didascalie. Anche se il demone risponde al nome di Carmelo Bene.
La nota stampa dice che il suo «atto del “riuso” diventa gesto poetico e politico». Politico in che modo?
Politico nei «visual studies», la «visualità» (Nicholas Mirzoeff), come dispositivo di potere. Non solo ciò che passa davanti agli occhi, ma l’insieme di pratiche, poteri, tecnologie e narrazioni che definiscono chi può vedere, da dove, in quale cornice, con quale autorità. Nel solco della società dello spettacolo di Guy Debord. Formalizzare il vedere per uno sguardo critico: costringo chi guarda a rendersi conto che sta guardando in un certo modo e non «naturalmente». È lì che il gesto diventa politico: non cambio le immagini, cambio le condizioni di visibilità.
Perché il titolo «Ctrl+Z»?
È lo strumento che «annulla» e traduce i cardini della mia ricerca. Il selvaggio, come punto tra l’ignoto e il non-addomesticato, e il fallimento, perché viviamo una società prestazionale. Il fallimento deve riacquistare dignità. Tutti i processi passano attraverso un fallimento: il titolo ha un richiamo diretto alla processualità dei dispositivi.
Perché nelle opere impiega materiali come il polistirene estruso, la plastica liquida o la vernice acrilica?
Il polistirene è fragile, ma quando lo sagomo e plastifico diventa un reperto. La plastica liquida ingloba le immagini in un tempo sospeso. Solidificare il flusso visivo iperconnesso, il buffering come scultura. Non utilizzo il termine «opera» ma «dispositivo» perché è un processo aperto. Sono delle scorie e dei fallimenti, senza alcuna nostalgia di purezza.
Opera di Matteo Costanzo per la mostra «CTRL+Z» ai Musei civici Palazzo Buonaccorsi di Macerata per l’ottavo Premio Pannaggi / Nuova Generazione 2025. Fonte ufficio stampa
Opera di Matteo Costanzo per la mostra «CTRL+Z» ai Musei civici Palazzo Buonaccorsi di Macerata per l’ottavo Premio Pannaggi / Nuova Generazione 2025. Fonte ufficio stampa