Tarek Atoui, «The Rain, Water Drum 2», 2023, nell’Art Sonje Center di Seul

Cortesia dell’artista e di Vitamin Creative Space © Ahina

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Tarek Atoui, «The Rain, Water Drum 2», 2023, nell’Art Sonje Center di Seul

Cortesia dell’artista e di Vitamin Creative Space © Ahina

A Milano le improvvisazioni sonore di Tarek Atoui

La prima personale in Italia dell’artista libanese porta al Pirelli HangarBicocca le sue interrelazioni tra suoni, spazio e oggetti, «una relazione tra gli strumenti in continuo cambiamento»

Di Tarek Atoui, compositore e artista visivo nato nel 1980 a Beirut, in Libano, e attivo a Parigi, sinora si erano potuti conoscere in Italia alcuni lavori solo a Venezia (nel 2014 nella Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina, e nel 2019 alla Biennale), mentre sue performance erano state presentate nel 2017 al Castello di Rivoli e nel 2019 alla Fondazione Pinault a Venezia. 

La mostra «Tarek Atoui. Improvisation in 10 Days» (catalogo Marsilio), visibile dal 6 febbraio al 20 luglio nello Shed di Pirelli HangarBicocca, è perciò la sua prima personale in Italia, mentre all’estero l’artista è stato protagonista di solo show in più d’un tempio dell’arte contemporanea: un’occasione, dunque, per esplorare quel suo personale universo in cui i suoni si fanno arte visiva ed elementi primari come l’acqua, l’aria, la terra e il bronzo, in virtù delle loro proprietà acustiche, sono utilizzati come «performer»: i suoi lavori, così come i suoi ambienti multisensoriali, richiamano i visitatori intorno a sé, diventando poli di aggregazione. 

Musicista di formazione, Atoui ha indagato le proprietà del suono per poi studiarne le interrelazioni con lo spazio, con i corpi e con gli oggetti, dando vita, con compositori e artigiani di diverse culture, a inediti strumenti dalle valenze scultoree. A Milano, nella mostra curata da Lucia Aspesi, l’artista rende omaggio all’«improvvisazione» (termine musicale non a caso amato anche da Vasilij Kandinskij, grande artista visivo e colto musicista), da lui messa in atto nei dieci giorni in cui ha riconfigurato, nello spazio dello Shed, le opere già esposte nel 2024 al Kunsthaus di Bregenz e allo S.M.A.K. Ghent. 

Per la prima volta, evidenzia la curatrice, «Atoui concepisce una mostra come un vero e proprio dispositivo capace di evolversi e materializzarsi nel tempo in una certa situazione», e l’artista, da parte sua, rincara: «Non c’è ripetizione, non c’è un inizio e una fine, nel senso di una composizione musicale o di una struttura che inizia e finisce. Ciò che si crea è un ciclo che è sempre in trasformazione e una relazione tra gli strumenti che è in continuo cambiamento». Tre i corpus di lavori presenti a Milano: il primo per ideazione è «Within» (2013-in corso), frutto di un laboratorio ideato per non udenti nel quale ha cercato di conferire ai suoni una dimensione tattile, visiva e performativa. Ne fa parte «Souffle Continu», un insieme composto da «Organ Within» (2022), scultura che reinventa l’organo tradizionale, e «Wind House #1 e #2» (2023-24), due stanze del vento percorribili, in cui si esperisce con il corpo il suono creato da un flusso d’aria modellato dalla struttura. C’è poi «Waters’ Witness» (2020-23), grande «strumento musicale» costituito da oggetti scultorei risonanti e materiali naturali, con registrazioni realizzate con microfoni subacquei e ambientali in alcuni porti, fra cui il Pireo di Atene. Infine, il recente «The Rain» (2023-in corso), formato da opere che guardano a tecniche tradizionali coreane ma si servono di dispositivi tecnologici associati agli elementi terra, acqua, fuoco e vento.

Una veduta dell’installazione di Tarek Atoui, «The Rain», 2023-24, alla Kunsthaus Bregenz nel 2024. Foto: Markus Tretter. Cortesia dell’artista. © Tarek Atoui, Kunsthaus Bregenz

Ada Masoero, 19 febbraio 2025 | © Riproduzione riservata

A Milano le improvvisazioni sonore di Tarek Atoui | Ada Masoero

A Milano le improvvisazioni sonore di Tarek Atoui | Ada Masoero