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Henri Matisse, «Marguerite endormie, 1920

Crédit Collection particulière / © Martin Parsekian

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Henri Matisse, «Marguerite endormie, 1920

Crédit Collection particulière / © Martin Parsekian

A Parigi un doppio omaggio a Marguerite Matisse e Gabriele Münter

Le due mostre al Musée d’art moderne de Paris propongono un focus sulla figlia e modella del maestro fauve e sull’espressionista tedesca, che non fu soltanto «la compagna di Kandinskij»

Dal 4 aprile al 24 agosto il Musée d’art moderne de Paris (Mam) presenta due mostre: «Matisse e Marguerite. Lo sguardo di un padre» e «Gabriele Münter. Dipingere senza mezzi termini».

La prima esplora il legame tra Henri Matisse e sua figlia maggiore, Marguerite Duthuit-Matisse, che sin da bambina fu la modella amorevole e paziente del padre, posando per lui in numerosi dipinti e disegni. L’originale mostra, curata dalla conservatrice Isabelle Monod-Fontaine, affiancata dalla ricercatrice Hélène de Talhouët, si basa sugli studi portati avanti negli ultimi anni sugli archivi di Matisse, messi a disposizione dagli eredi. Sono esposti oltre 110 lavori, con prestiti importanti da Stati Uniti, Giappone e Svizzera, ma anche disegni mai o raramente esposti, fotografie e documenti. Marguerite era nata nel 1894 da una breve relazione che Matisse, all’epoca studente d’arte, prima di diventare il grande maestro del movimento Fauve, aveva avuto con la modella Caroline Joblaud. E poiché il padre l’aveva riconosciuta, la piccola Marguerite crebbe in famiglia, insieme a Jean e a Pierre, figli di Matisse e della moglie Amélie. Ritratto dopo ritratto, Marguerite, da bambina, presenza graziosa e discreta dalla salute fragile, si trasforma in giovane donna, ma il suo volto resta per Matisse un punto di riferimento costante, facendo di lei la testimone privilegiata delle sue innovazioni artistiche. Se «Interno con bambina» (1905), in arrivo dal MoMa di New York, si distingue per la potenza cromatica, nello stile tipico delle opere del Fauvismo, «Marguerite con il gatto nero» (1910), in prestito dal Centre Pompidou, «anticipa la geometrizzazione austera e radicale di “Testa bianco e rosa”», spiegano le curatrici. Negli anni Venti e lungo tutto il periodo delle due guerre mondiali, Marguerite continuò a posare per il padre, il cui stile virava alla semplificazione delle forme, a una maggiore attenzione alla composizione e all’equilibrio. Questi ritratti mostrano prima una giovane elegante con cappellini alla moda, al balcone o seduta in giardino all’ora del tè, poi la donna coraggiosa che aveva aderito alla Resistenza ed era stata arrestata e torturata. Gli ultimi ritratti e una serie di intensi disegni sono del 1945, quando Matisse scoprì i rischi che la figlia aveva corso durante la guerra. 

Gabriele Münter, «Petit-déjeuner des oiseaux». © 2023 Artists Rights Society (Ars), New York / Vg Bild-Kunst, Bonn. © Adagp, Paris, 2025

Anche la seconda mostra del Mam è inedita per il pubblico parigino, poiché è la prima retrospettiva che un museo francese dedica a Gabriele Münter, una delle figure maggiori dell’Espressionismo tedesco, cofondatrice insieme tra gli altri a Vassilij Kandinskij, Paul Klee, Auguste Macke e Franz Marc, del movimento Der Blaue Reiter, Il Cavaliere Azzurro, attivo a Monaco di Baviera tra il 1911 e il 1914. Il Mam, impegnato a valorizzare il lavoro di grandi artiste, come il Thyssen-Bornemisza di Madrid che ha accolto la rassegna fino allo scorso febbraio, ripercorre la carriera artistica di Gabriele Münter (1877-1962), prendendo le distanze da letture convenzionali che limitavano il suo ruolo a quello di «compagna di Kandinskij». Nata a Berlino in una famiglia borghese, Gabriele Münter abbracciò uno stile di vita libero, viaggiò tra Europa, Stati Uniti e Africa, studiò le tecniche dell’incisione a Parigi e frequentò i più grandi artisti del suo tempo. Il percorso, in tre sezioni, allestisce 170 opere tra dipinti, disegni, fotografie, lavori a ricamo, molte provenienti dagli archivi dell’artista conservati alla Gabriele Münter and Johannes Eichner Foundation di Monaco, mostrando l’originalità dello stile dell’artista e il suo instancabile desiderio di sperimentare nuove tecniche. «Il suo modo di semplificare le forme, utilizzando linee e cerchi, e l’uso di colori vivaci, conferiscono ai suoi ritratti e ai suoi paesaggi un’intensità particolare, quasi simbolica e poetica, anche se raffigurano persone e luoghi radicati nella realtà quotidiana», sottolinea il museo. La mostra si apre sulle fotografie con cui l’artista documentava i suoi tanti viaggi, per poi proseguire sugli anni parigini (sono allestite molte incisioni dell’epoca) e finire sui capolavori del periodo del Der Blaue Reiter.

Luana De Micco, 27 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

A Parigi un doppio omaggio a Marguerite Matisse e Gabriele Münter | Luana De Micco

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