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Guglielmo Gigliotti
Leggi i suoi articoliDal 21 maggio al 3 novembre al Museo dell’Ara Pacis è di scena, mai come in questo caso, il teatro: «Teatro. Autori, attori e pubblico nell’antica Roma» raccoglie 240 opere, provenienti da 25 musei, con cui le curatrici Orietta Orsini e Lucia Spagnuolo raccontano per immagini la storia di una delle principali istituzioni dell’antichità, il teatro appunto. Vasi attici, maschere, sculture, rilievi, mosaici, dipinti murali, strumenti musicali guidano il fruitore in una storia che affonda le radici nei culti dionisiaci di epoca remota, durante i quali, adepti «recitavano» parti del rito. Il valore religioso delle prime messe in scena è accompagnato, in origine, anche dal carattere popolare delle prime forme teatrali, in una fase ancora «preletteraria», segnata dalle farse fliaciche in terra greca e dalla «fabula atellana» in terra campana.

Kylix (coppa) attica con scena di falloforia, metà VI secolo a.C., Firenze, Museo Archeologico Nazionale
La grande stagione dei drammaturghi e commediografi greci di V secolo a.C. porta alla nascita del teatro romano, che, tra III e II secolo a.C. fa sorgere astri lucenti come Plauto e Terenzio nella commedia o Seneca nella tragedia. Ma suscita anche l’edificazione a Roma, nella transizione da repubblica a impero (e da Cesare e Pompeo ad Augusto), di teatri monumentali in muratura, e non più in solo legno: il Teatro di Pompeo (61-55 a.C.), capace di 20mila posti, quello di Cornelio Balbo (dedicato nel 13 a.C., di cui rimane oggi la Crypta Balbi) e il Teatro di Marcello, iniziato da Cesare e terminato da Augusto, che lo intitola alla memoria dell’amato nipote.
Seguiranno, per tutto l’impero, circa altri mille teatri in muratura. I ritratti di Pompeo o di Marcello in mostra, e i plastici di questi tre capolavori dell’architettura antica, completano così il percorso iniziato con una serie di maschere teatrali in terracotta del IV secolo a.C. reperite a Lipari o altre provenienti dal mondo etrusco. Testimonianze importanti sono anche rari vasi, come quello del pittore Promenos (400 a.C. ca, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli), prima rappresentazione al mondo di soggetto dionisiaco-teatrale, o l’unico vaso attico a noi pervenuto con la raffigurazione di una falloforia.
Codici miniati medievali con tragedie senechiane, rilievi con soggetti mitologici assunti a trama teatrale (Fedra e Ippolito ad esempio), statuette o dipinti di attori, musici, mimi e danzatori (dei quali in alcuni casi è ricostruita storia e destino), delicati strumenti musicali originali (lire, flauti), preziose gemme romane a soggetto teatrale, e grandi affreschi parietali di un «camerino» per compagnie teatrali, staccato dai ruderi del teatro di Nemi, sono alcune delle reliquie di un mondo del teatro inteso come vita parallela, in cui la realtà si rispecchiava, manifestando la sua filigrana. Come oggi. Una sezione della mostra è, infatti, dedicata a quanto dal teatro antico giunge alla modernità.

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab

Una veduta della mostra «Teatro» all’Ara Pacis. Foto Monkeys Video Lab