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Camilla Bertoni
Leggi i suoi articoliLa fitta e ordinata sequenza di libri sugli scaffali lignei della Biblioteca Marucelliana di Firenze o di quella dei Girolamini di Napoli, il soffitto a cassettoni del salone di Palazzo Vecchio di Firenze, il «cielo» sopra il Teatro Olimpico di Vicenza e i soffitti di Villa Borghese a Roma…
Sono solo alcune delle architetture italiane che l’obiettivo di Candida Höfer ha immortalato tra il 2008 e il 2012 nelle fotografie esposte per «Inside Italian Architecture» in corso alla galleria Patricia Low a Palazzo Contarini Michiel, fino al 26 novembre. Sono fotografie a colori di grande formato, prive come sempre negli scatti della fotografa tedesca, di presenza umana, ma allo stesso tempo, i dettagli messi a fuoco con lucido rigore e raffinata eleganza trasudano questa presenza-assenza.
Lo studio della luce naturale all’interno degli edifici dona alle immagini, attraverso una lunga esposizione, una speciale intensità luminosa, sigla dell’artista tedesca che resta in equilibrio tra uno sguardo oggettivizzante e un risultato, al contrario, concettuale e straniante.
Nata nel 1944 a Eberswalde, formatasi alla guida di Bernd e Hilla Becher alla Kunstakademie di Düsseldorf dove si è diplomata nel 1982, Candida Höfer è diventata una delle protagoniste della «scuola» che da questa città ha preso il nome, rappresentando la Germania alla Biennale di Venezia nel 2003 e contribuendo con il suo lavoro all’affermazione della fotografia come opera d’arte.
«Non c’è una ragione particolare dietro alla mia scelta se non che mi piace scattare foto di spazi pubblici privi di persone, spiega l’artista riferendosi alla selezione delle architetture, probabilmente è la bellezza di questi posti che me li fa scegliere. Non c’è nessun giudizio politico o di altro tipo sugli edifici che fotografo, conta solo il loro fascino».
«Ho sempre ammirato l’opera di Candida Höfer», commenta Patricia Low, la gallerista di Gstaad che con questa mostra celebra, con un bilancio più che positivo, i primi sei mesi di vita della sua sede veneziana; le sue foto italiane sono diverse e sfarzose. «Ci è sembrata una scelta obbligata in concomitanza con gli ultimi mesi della Biennale di Architettura di quest’anno».

«Teatro Olimpico di Vicenza» di Candida Höfer