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All’Albertina Modern più di cento opere scandiscono un percorso che mette in dialogo artisti del Nuovo e del Vecchio Continente
- Flavia Foradini
- 04 novembre 2022
- 00’minuti di lettura


«Ohne titel» (1962) di Sam Francis
A Vienna trionfa l’Espressionismo
All’Albertina Modern più di cento opere scandiscono un percorso che mette in dialogo artisti del Nuovo e del Vecchio Continente
- Flavia Foradini
- 04 novembre 2022
- 00’minuti di lettura
Flavia Foradini
Leggi i suoi articoliCon la mostra «La forma della libertà», aperta sino al 22 gennaio, è l’Espressionismo astratto americano a dominare l’autunno dell’Albertina Modern: un movimento che dal 1945 si affermò anche in Europa come arte informale e portò a un passaggio di testimone da Parigi a New York come fulcro artistico.
Il cambio di orientamento fu marcato e la Biennale di Venezia fu una delle prime istituzioni a darne conto nel Vecchio Continente: rispetto agli anni fra le due guerre avanzò un approccio libero ed espressivo a forme, cromie e materiali, tra l’altro sottoforma di action painting come in Jackson Pollock o Color Field Painting come in Mark Rothko: «In questa mostra poniamo in dialogo artisti di entrambi i continenti, con un focus sulla pittura astratta degli anni ’50, che si fa simbolo di una società libera e democratica», ci spiega Angela Stief, direttrice dell’Albertina Modern e cocuratrice assieme a Daniel Zamani dell’iniziativa realizzata in collaborazione con il Museo Barberini di Potsdam.
La selezione di 100 opere spazia da Mary Abbott a Hans Hartung, da Franz Kline a Elaine de Kooning, da Robert Motherwell a Ernst-Wilhelm Nay, da Jackson Pollock a Mark Rothko, da Hans Staudacher a Clyfford Still: «È la prima volta che una mostra affronta in modo integrato gli sviluppi al di qua e al di là dell’oceano, gettando un ponte fra la metà degli anni ‘40 e la fine della guerra fredda», rimarcano i direttori delle due istituzioni, Ortrud Westheider e Klaus Albrecht Schröder.
L’intento dei curatori è anche di riaccendere l’attenzione su artiste sottovalutate di quella fase artistica come Lee Krasner e Joan Mitchell, Helen Frankenthaler e Judith Reigl: «Fra di esse, Frankenthaler può essere considerata influente fondatrice del color field painting. Lee Krasner visse e operò nel cono d’ombra del marito Jackson Pollock» prosegue Stief.
Un ulteriore focus della mostra è sugli artisti austriaci che si affermarono negli anni ’50 e ’60: da Arnulf Rainer a Josef Mikl, da Markus Prachensky a Wolfgang Hollegha, da Maria Lassnig a Soshana. Particolare risalto hanno a partire dal contesto mitteleuropeo gli azionisti viennesi Alfons Schilling, Günter Brus e Hermann Nitsch: «La loro internazionalità è di assoluto primo piano, dice ancora Stief, e con le loro azioni, l’uso del proprio corpo e la contrapposizione alla pittura tradizionale i Wiener Aktionisten corrispondono appieno all’Action Painting».

«Ohne titel» (1962) di Sam Francis