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Paul Cezanne, «La Mer à l’Estaque», 1878-79

© Rmn-Grand Palais-Mathieu Rabeau

Paul Cezanne, «La Mer à l’Estaque», 1878-79

© Rmn-Grand Palais-Mathieu Rabeau

Ad Aix-en-Provence, sui passi di Cezanne

Un percorso pedonale in città. Un itinerario di 4,6 chilometri che collega il centro alle campagne, dove ogni curva offre scorci pittoreschi sulla montagna Sainte-Victoire. La rassegna «Cezanne 2025», che presenta la riapertura di due luoghi emblematici nella sua vita. E la mostra al Musée Granet

Luana De Micco

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28, rue de l’Opéra ad Aix-en-Provence. È qui che il 19 gennaio 1839 nacque Paul Cezanne. La casa natale del pittore postimpressionista, padre della pittura moderna, è in quella pietra color ocra così caratteristica delle case della Provenza. All’angolo della rue Pavillon è ornata dalla statuetta di una Madonna con Gesù bambino. 

Da giugno, Aix-en-Provence rende omaggio al suo figlio più illustre, con la rassegna «Cezanne 2025», i cui momenti forti sono la riapertura, dopo il restauro, di due luoghi emblematici nella vita dell’artista (la tenuta di famiglia, detta Le Jas de Bouffan, e l’Atelier des Lauves) e la grande mostra del Musée Granet intitolata «Cezanne au Jas de Bouffan» (fino al 12 ottobre). La città provenzale si trasforma in museo a cielo aperto. Artista solitario, impetuoso, insofferente, ostinato, figlio della provincia, Paul Cezanne (1839-1906) rincorse per anni un riconoscimento che arrivò tardi, quando la sua pittura aveva già cambiato tutto: «Vi devo la verità in pittura», scrisse. Pur scegliendo di trasferirsi a Parigi, perché era lì che si giocava il destino degli artisti, lasciò la capitale innumerevoli volte per tornare ad Aix, nella quiete della campagna provenzale. Con «Cezanne 2025», Aix invita a camminare tra i luoghi cari al pittore, a osservare i paesaggi da lui amati, a condividere la sua visione del mondo, un modo per comprendere come, da un angolo tranquillo di Provenza, sia nata una delle rivoluzioni più radicali dell’arte moderna. 

La città ha tracciato un percorso pedonale segnato da una «C» bronzea che attraversa i luoghi legati alla vita dell’artista (che si può fare fare anche scaricando l’app «Sur les Pas de Cezanne»). Si parte dalla casa della rue de l’Opéra e si passa per il Collège Bourbon (oggi Collège Mignet), della rue Cardinale, dove Cezanne fu allievo dal 1852 al 1858 insieme all’amico d’infanzia Émile Zola. In quegli anni di formazione i due giovani erano inseparabili, animati dallo stesso sogno parigino e dallo stesso desiderio di bellezza. La lunga amicizia, testimoniata da un fitto scambio epistolare, si ruppe presumibilmente alla pubblicazione nel 1886 del romanzo di Zola L’Œuvre (L’opera), quando Cezanne, identificandosi nel protagonista, un pittore fallito e incompleto, si sentì tradito dall’amico. 

La città di Aix-en-Provence ha tracciato un percorso pedonale segnato da una «C» bronzea che attraversa i luoghi legati alla vita di Cezanne (si può percorrere anche scaricando l’app «Sur les Pas de Cezanne»). © Daniel Kapikian

Nel percorso urbano si incontra anche l’École de dessin, di cui Cezanne seguì i corsi dal 1857 al 1862, e l’atelier dello scultore Philippe Solari (1840-1906). Si passa per l’Église de la Madeleine, in place des Prêcheurs, dove Cezanne fu battezzato il 20 febbraio 1839, e per il Café des Deux Garçons, in cours Mirabeau, che il pittore amava frequentare. «Bisogna venire ad Aix per comprendere l’opera di Cezanne», ha osservato il conservatore Denis Coutagne, presidente della Société Cezanne ed ex direttore del Musée Granet, in occasione della presentazione della rassegna «Cezanne 2025», lo scorso novembre, al Musée d’Orsay a Parigi. Coutagne ha curato insieme a Bruno Ely, attuale direttore del Granet, la mostra «Cezanne au Jas de Bouffan» che esplora gli anni, dal 1859 al 1899, in cui Cezanne visse nella tenuta di famiglia e getta luce sull’importanza che questo luogo ebbe per la sua formazione artistica. Sono riunite 130 opere prestate dai più grandi musei del mondo, tra cui l’Art Institute di Chicago, la National Gallery of Art di Washington e il MoMA di New York, oltre che da collezioni private giapponesi. Il d’Orsay ha prestato «Jouers de cartes» (1890-95), per il quale Cezanne fece posare dei contadini del posto. Dalla Národní Galerie di Praga, la Galleria Nazionale, arriva «Maison et ferme du Jas de Bouffan» (1885-87), una delle rappresentazioni della proprietà di famiglia. Il percorso allestisce ritratti di famiglia e autoritratti, i primi paesaggi, le nature morte, le tele e gli acquerelli dei «bagnanti». 

In parallelo è possibile visitare anche la mostra del Pavillon de Vendôme (fino al 2 novembre), che documenta le monografiche su Cezanne che qui si tennero nel 1956 e nel 1961, e la mostra del Musée du Vieil Aix (fino al 5 gennaio 2026) sulla scena artistica provenzale tra fine ’800 e inizio ’900. Le Jas de Bouffan è una «bastide» (una tipica casa di campagna provenzale) del ’700 che il padre dell’artista, Louis-Auguste, un ricco banchiere che inizialmente osteggiò la vocazione artistica del figlio, acquistò nel 1859, alle porte della città di Aix. La proprietà, circondata da un vasto parco e vigneti, divenne per Paul un rifugio creativo, una sorta di laboratorio a cielo aperto, lontano dall’agitazione parigina. Dopo anni di restauri (per una spesa complessiva di 4,7 milioni di euro), la dimora, acquisita dalla Città nel 2018, riapre ora al pubblico. Si visitano la sala da pranzo, con le cucine, il primo atelier del pittore, la camera detta di Leda, per i decori murali sul tema mitologico di «Leda e il cigno», e il Grand Salon, le cui pareti erano coperte da nove pannelli (tra cui quelli delle «Quatre Saisons») che Cezanne dipinse ispirandosi a paesaggi di Claude Lorrain e Jacob van Ruisdael (ora esposti nella mostra del Granet). In questa sala, nel 2023, i restauratori hanno portato alla luce i frammenti di precedenti affreschi eseguiti da Cezanne: «Questo luogo porta con sé la traccia della memoria dell’artista. Il ritrovamento degli affreschi è estremamente importante, perché ci ha permesso di capire che Cezanne lavorò su queste pareti tra il 1860 e il 1870, un periodo che lui stesso definì “balordo”, tormentato, ma che conteneva i semi di componenti essenziali della sua opera», ha osservato Bruno Ely. La fattoria vicina è stata allestita per accogliere il Centre Cezannien de Recherche et de Documentation (Ccrd). I lavori continuano ancora nell’Orangerie, che accoglierà un ristorante, e nel grande hangar, che verrà trasformato in auditorium. Nel 2026, l’accoglienza del pubblico si farà in un edificio di nuova costruzione. 

Paul Cezanne, «Les Quatre Saisons, L’Automne», 1860 ca. © Grand Palais Rmn / Agence Bulloz

Paul Cezanne, «Les Quatre Saisons. L’Hiver», 1860 ca. © Grand Palais Rmn / Agence Bulloz

I visitatori possono percorrere i sentieri ombrosi e osservare le prospettive che Cezanne trasferì su tela. Ci si può spingere fino all’Atelier des Lauves, lo studio che il pittore si fece costruire, sulle colline di Aix, nel 1901. Anch’esso acquisito dalla Città, nel 2016, è stato restaurato ed è ora aperto al pubblico, proponendo un’esperienza immersiva inedita. L’atelier, uno spazio sobrio e semplice, che offriva una vista spettacolare sulla montagna Sainte-Victoire, rappresentata in un’ottantina di tele e acquerelli, è stato ricostituito identico, sulla base tra l’altro dei racconti di Émile Bernard. È come se l’artista dovesse farvi ritorno da un momento all’altro. Vi sono esposti abiti e oggetti personali, tra cui i pennelli e l’ultima tavolozza, finora conservata al Granet. Nel silenzio del suo atelier, dove si recava a lavorare tutti i giorni, a piedi, dal suo appartamento del centro di Aix nella rue Boulegon, Cezanne dipinse i suoi ultimi capolavori, tra cui «Les Grandes Baigneuses» (1906), probabilmente iniziato allo Jas, e oggi conservato alla Barnes Foundation di Filadelfia. 

Un altro luogo affascinante è il sito delle Carrières de Bibémus, un complesso di cave sfruttate fino al ’700, immerse nella pineta, a est della città, da dove proviene la pietra ocra dei palazzi di Aix. Cezanne vi lavorò tra il 1890 e il 1904, portando con sé tele, cavalletti e colori. Qui dipinse tra l’altro «Les roches rouges», conservato al Musée de l’Orangerie di Parigi, e numerose vedute della montagna Sainte-Victoire. Un nuovo percorso segnalato, allestito dalla città, accessibile per le escursioni e su visita guidata, permette di esplorare il sito, un luogo chiave per capire la ricerca formale di Cezanne, che anticipa il Cubismo di Picasso e Braque. Alcuni pannelli mostrano i punti esatti in cui il pittore posizionava il cavalletto per dipingere. Per immergersi nei paesaggi che hanno ispirato il maestro, si può anche seguire la «Route Cezanne», un itinerario di 4,6 chilometri, che dal 2006 collega Aix al villaggio di Le Tholonet, attraverso campagne, vigneti e colline dove Cezanne posava il suo cavalletto. Ogni curva offre scorci pittoreschi sulla montagna Sainte-Victoire che sembrano uscire da uno dei suoi quadri. 

Una veduta dell’interno dell’Atelier des Lauves. © Ville d’Aix-en-Provence

Luana De Micco, 11 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Ad Aix-en-Provence, sui passi di Cezanne | Luana De Micco

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