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Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliNegli ultimi tempi è notevolmente aumentato l’interesse nei confronti dell’opera di George Morrison (1919-2000), pittore dell’Espressionismo astratto molto meno noto di Jackson Pollock e Willem de Kooning. Nel 2022 le Poste degli Stati Uniti d’America hanno emesso una serie di francobolli con le immagini dei suoi dipinti dedicati ai tramonti; nel 2023 la National Gallery of Art di Washington ha acquisito un’opera di Morrison, la prima dell’artista ad entrare a far parte della collezione, ora in esposizione nell’ala est del Museo; nel gennaio 2024 l’Università del Minnesota ha inaugurato il George Morrison Center for Indigenous Arts e il Minnesota Museum of American Art (the M) ha programmato una mostra che comprende oltre 90 opere.
Morrison era un Ojibwe, della popolazione nativa d’America della regione dei Grandi Laghi, tra il Canada e gli Stati Uniti, è il suo nome Ojibwe era Wah Wah Teh Go Nay Ga Bo (che significa «Colui che guarda la Luce del Nord»). La sua opera, sconosciuta ai più fino a poco tempo fa, beneficia ora della recente ondata di visibilità che sta interessando gli artisti nativi d’America in risposta a secoli di emarginazione della loro cultura. «In passato si è cercato di cancellare completamente la loro cultura, ha dichiarato recentemente Lara Joseph, ex senior curator di The M. La storia dell’arte americana ha valorizzato esclusivamente gli artisti bianchi e maschi. Ma le cose cambiano, così come cambiano i direttori e i curatori nei musei e nelle gallerie. Nelle aule universitarie ora si parla di artisti appartenenti alle più diverse culture d’origine».
Nato e cresciuto in Minnesota vicino alla riserva di Grand Portage Band, e dopo aver superato gravi problemi di salute, George Morrison studia alla Art Students League di New York dal 1943 al 1946 dove conosce Pollock, De Kooning e Franz Kline. Nel ’52, grazie a una borsa di studio, frequenta l’École des Beaux-Arts di Parigi, e nel ’54 si trasferisce a New York, dove si innamora del jazz di Gerry Mulligan e Dexter Gordon e frequenta le inaugurazioni di mostre con Marcel Duchamp. Allo stesso tempo, ha modo di frequentare diversi altri newyorkesi di origine nativa americana, trasferitisi da varie parti del Paese. Tra questi, l’artista Jaune Quick-to-See Smith, lo scrittore Kiowa N. Scott Momaday e Louis W. Ballard. New York era per George Morrison «la città magica». E così, «The Magical City: George Morrison’s New York» è il titolo della mostra che il Metropolitan Museum of Art di New York gli dedica dal 17 luglio al 31 maggio 2026, riunendo 25 dei suoi più importanti dipinti e disegni, oltre a dell’interessantissimo materiale d’archivio che racconta l’artista in maniera inedita. La mostra si conclude con la serie di Morrison più significativa, «Horizons», perché la bellezza dei taxi gialli, dei grattacieli e dell’energia pulsante della città che amava si combinava per lui con il ricordo sempre vivo del profumo dei campi verdi, delle foreste e dei tramonti del Nord.

George Morrison, «The Red Sky», 1955, Tweed Museum of Art, University of Minnesota Duluth. © Estate of George Morrison

George Morrison, «Untitled (Blue Painting)», 1958, Washington, Smithsonian American Art Museum. © Estate of George Morrison