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Leonor Fini, «Senza titolo» (opera presente in «Fruits de la Passion», 1980), Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr)

© Leonor Fini, by Siae 2025

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Leonor Fini, «Senza titolo» (opera presente in «Fruits de la Passion», 1980), Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr)

© Leonor Fini, by Siae 2025

Al Museo Villa Bassi Rathgeb la grafica di Leonor Fini

Alle 55 opere provenienti dalla donazione di Isabella Hübsch, vedova di Roberto Bassi Rathgeb, si aggiungono i lavori recentemente donati dall’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr

Un corpus di 24 opere su carta per conoscere la produzione grafica di Leonor Fini, un dono che va ad arricchire una giovane realtà di provincia che diventa occasione espositiva e di approfondimento. «Leonor Fini e la Collezione grafica Bassi Rathgeb. Segni e invenzioni dal Rinascimento al Novecento» (fino al 15 marzo 2026) si è aperta al Museo di Villa Bassi Rathgeb, nato nel 2018 in una villa veneta cinquecentesca affrescata, acquisita dal Comune di Abano Terme (Padova) nel 1979, e sviluppato intorno a un nucleo di opere, tra le quali dipinti di Liberale da Verona, Moretto da Brescia, Giovan Battista Moroni, Alessandro Magnasco, Giacomo Ceruti, Fra Galgario, Pietro e Alessandro Longhi, donate da Isabella Hübsch, vedova del collezionista bergamasco Roberto Bassi Rathgeb

Una selezione di 80 opere grafiche da questa raccolta, dal Rinascimento al Novecento, fa dunque da preludio alla mostra dedicata alla pittrice surrealista, in un doppio percorso curato da Giovanni Bianchi, Raffaele Campion, Barbara Maria Savy e Federica Stevanin. Il piccolo «Studio per il Cupido dormiente», recentemente restituito alla paternità di Bernardino Campi, maestro di Sofonisba Anguissola, il foglio con i «Cinque levrieri» firmato da Giandomenico Tiepolo, la «Scena da Il Bravo» di Francesco Hayez, sono alcuni degli highlight del percorso che si completa con le opere di Cesare Tallone. Quattordici dipinti e disegni di Tallone e del figlio Guido sono stati acquisiti insieme alle opere grafiche di Leonor Fini grazie alla donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr, accolta all’inizio di quest’anno nelle sale del museo. 

La nuova donazione e la progettazione della doppia mostra hanno offerto dunque un’importante «occasione di restauro, studio, catalogazione e allestimento di un nuovo percorso», come ha spiegato Campion, conservatore delle raccolte della villa. «Si tratta di una donazione straordinaria, ha aggiunto Federica Stevanin, perché l’opera grafica di Leonor Fini è poco conosciuta e poco studiata, ma è strettamente complementare all’opera pittorica». Nata nel 1907 a Buenos Aires da madre triestina e padre argentino, trasferitasi negli anni Venti a Milano, è stata un’artista e una donna libera da condizionamenti culturali, e anche quando abbracciò l’estetica surrealista rifiutò l’adesione ufficiale al gruppo per rivendicare la propria autonomia di pensiero e stile. In mostra litografie, serigrafie e fotolitografie utilizzate da una parte per album e portfolio, «Livre d’Images» (1971), «Les Leçons» (1976), «Fêtes secretes» (1978), «Fuite de la Passion» (1980): «Pubblicazioni concepite per sé stessa, ha aggiunto Stevanin, nelle quali emerge l’archetipo della donna provocante sessualmente e sovrana della propria fisicità, spesso in forma di sacerdotessa, maga, sfinge o regina». Un altro gruppo di opere invece sono tratte dalle illustrazioni per i racconti Les Petites Modèles (1973) e Carmilla (1983). Infine, la mostra tocca anche la produzione per il teatro: «Leonor Fini oltre che pittrice, fu scrittrice e illustratrice, ha spiegato Giovanni Bianchi, e partecipò come scenografa e costumista nel 1951 alla prima esecuzione dell’“Orfeo” di Roberto Lupi al Festival Internazionale di Musica Contemporanea organizzato dalla Biennale di Venezia. La sua scenografia “metafisica e mortuaria” fu recensita da Jean Cocteau, i costumi caratterizzati dall’uso di piume recuperano l’idea di quell’ibridazione tra uomo e animale che è stata sempre centrale nella sua poetica».

Leonor Fini, «Senza titolo» (opera presente in «Livre d’Images», 1971), Abano Terme, Museo Villa Bassi Rathgeb (donazione dell’ambasciatore Ugo Gabriele de Mohr). © Leonor Fini, by Siae 2025

Camilla Bertoni, 24 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

Al Museo Villa Bassi Rathgeb la grafica di Leonor Fini | Camilla Bertoni

Al Museo Villa Bassi Rathgeb la grafica di Leonor Fini | Camilla Bertoni