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Una scarpetta femminile in pelle di capretto e cuoio dai riflessi dorati, prodotta nel 1925 a Parigi da Alfred Argance e oggi custodita al Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini di Vigevano. Un parasole in seta, legno e avorio di manifattura europea anni 1840-60, proveniente dal Centro di dialettologia ed etnografia di Bellinzona. Una borsetta da sera anni 1920-30 di manifattura europea in seta e diamanti. Sono questi alcuni degli «Accessori di classe. Complementi di moda tra uso quotidiano e identità sociale 1830-1930» esposti nella mostra allestita nella Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate dal 19 ottobre al 22 febbraio 2026 e a cura di Elisabetta Chiodini e Mariangela Agliati Ruggia.
La mostra riunisce oltre 200 oggetti, tra cui una sessantina di dipinti e sculture provenienti da collezioni pubbliche e private di autori sia di area ticinese sia italiana. Tra i focus, quello reso possibile dalla collaborazione con il Centro di dialettologia e di etnografia dello Stato e il Museo Onsernonese di Loco, che mostra le specificità della confezione di accessori in paglia: cappelli, cestini e borse, prodotti in Val Onsernone e venduti sui mercati lombardi e piemontesi, ma anche esportati in Francia e Germania. Un’altra sezione, dedicata all’approfondimento storico su realizzazione e commercio dei cappelli in territorio ticinese, propone fotografie, documenti d’archivio e attrezzi da lavoro, includendo un excursus su alcuni dei più importanti negozi di moda e grandi magazzini attivi attorno a Lugano nel periodo.
Il percorso prosegue tra cataloghi di vendita e riviste di moda, figurini e manifesti pubblicitari, tra cui la litografia a colori di Aldo Bruno, realizzata per le vendite della primavera 1925 dell’Unione Cooperativa e proveniente dalla Raccolta Bertarelli di Milano. Chiude la mostra un omaggio alla stilista luganese Elsa Barberis e ai suoi abiti, che negli anni Quaranta hanno vestito la «donna moderna». Ma se è vero che cappelli e borse, scarpe e guanti, bastoni e ventagli facevano e fanno ancora parte oggi del vestire quotidiano, è altrettanto vero che questi sono spesso stati indossati anche per segnare status e appartenenza sociale. In mostra è allora esibita anche l’eleganza di uomini e donne ritratti in tela: le figure signorili maschili del «Ritratto di Carlo Silvestri» (1850) di Eliseo Sala e del «Ritratto di Yorik» (1889) di Vittorio Matteo Corcos. E le belle signore, dalla «Tête de jeune fille» (1879) di Eduardo Tofano alla cortigiana amata da Alexandre Dumas, «La signora delle camelie» (1852) di Eleuterio Pagliano. E ancora, i quadri di Enrico Lionne («L’attesa», 1919) o Medeo Bocchi («Signora con cappello nero», 1914), fino a «Josephina Alvear de Errazuriz» (1913) di Giovanni Boldini e il «Ritratto di Leonilde Imperatori» (1911) di Giacomo Balla. Insieme ad altri nomi come Telemaco Signorini, Mosè Bianchi, Vincenzo Cabianca, Bernardino Pasta, Spartaco Vela, Filippo Franzoni, Adolfo Feragutti Visconti e Italo Nunes Vais.

Cappello femminile, 1880-85, Manifattura italiana, Palazzo Morando/Costume Moda Immagine, Milano. © Aleph Fotografia, Como

Cappello maschile, cilindro da sera, 1907 ca, Produzione: Borsalino (Alessandria), Collezione Mario Chiodetti, Varese. © Foto Sudiopagi, Lugano-Pregassona