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Annie Leibovitz, «Natalia Vodianova and Helmut Lang, Paris, 2003»

© Annie Leibovitz

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Annie Leibovitz, «Natalia Vodianova and Helmut Lang, Paris, 2003»

© Annie Leibovitz

Annie Leibovitz: «La moda e l’ironia aiutano a sopravvivere»

La fotografa americana rivela il suo universo nella grande retrospettiva spagnola della Fundación MOP a La Coruña

Roberta Bosco

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«Quando sono venuta in Spagna per mostrare al re e alla regina le fotografie che mi avevano commissionato, sono scappata in Galizia e quando ho visto la mostra di Irving Penn nello spazio della Fundación MOP, ho pianto». Così Annie Leibovitz (Waterbury, Connecticut, 1949) spiega il motivo per cui ha deciso di accettare l’invito della fondazione creata da Marta Ortega Pérez (da qui l’acronimo), erede del gruppo Inditex, l’impero tessile che raggruppa marche di diffusione planetaria come Zara o Bershka. Dopo Peter Lindbergh, Steven Meisel, Helmut Newton, Irving Penn e David Bailey, questa è la prima mostra che la fondazione, specializzata in fotografia, moda e design, dedica a una fotografa.

«Wonderland», la grande retrospettiva che si può visitare dal 22 novembre all’1 maggio 2026 nel centro espositivo affacciato sull’Oceano Atlantico, ripercorre l’intera carriera di Leibovitz, dall’inizio negli anni ’70 ad oggi, comprese le fotografie di moda, molte mai esposte prima d’ora. Eppure, nonostante sia considerata una delle più brillanti fotografe di moda degli ultimi decenni, lei non si è mai riconosciuta come tale. «Non sono una fotografa di moda, è stata Anna Wintour (l’onnipotente ex direttrice di “Vogue” Ndr) a convincermi che potevo sfruttare i miei tredici anni di esperienza nel giornalismo editoriale nel mondo della moda», afferma Leibovitz che dai suoi primi reportage fotografici per «Vogue», ispirati alle fiabe che leggeva alle figlie, ha costruito un corpus di opere che include alcune delle immagini più iconiche del nostro tempo. «La moda è sempre stata un grande spazio in cui esprimersi e negli anni ho imparato che gli stilisti sono grandi artisti. La moda e l’ironia possono aiutarci a sopravvivere in questi tempi politicamente difficili», continua la fotografa mentre percorre la mostra circondata da uno stuolo di giornalisti. 

In quest’occasione sembra decisa a smentire la leggenda nera di artista intrattabile, scontrosa e poco generosa con la stampa che la precede. Risponde anche alla domanda spinosa su Amancio Ortega, uno degli uomini più ricchi del mondo, padre di Marta Ortega. «Certo che mi piacerebbe fotografarlo, ma capisco che ci tenga alla sua privacy e non si può forzare nessuno, vedremo se sarà possibile». Durante la visita si prodiga in dettagli e aneddoti e davanti a una foto di Penélope Cruz ricorda «L’avevo fotografata molte volte, ma quando sono arrivata in Spagna ho visto una donna diversa da quella che conoscevo, vederla nel suo luogo d’origine, con la sua sicurezza e la sua bellezza interiore, ha permesso alle sue migliori qualità di emergere». Poi davanti al corpo statuario di Melania Trump incintissima che scende da un aereo in bikini dorato, mentre Donald Trump la aspetta in una Porsche, si permette un sorriso: «È incredibile che questo ritratto della first lady sia una fotografia di moda, le piace molto ed è stato Trump a chiedere di far parte dell’immagine». Anche Rihanna è ritratta nuda in attesa del suo primo figlio, ma manca la celebre foto di Demi Moore incinta.

Nonostante il gran numero di foto di moda, i protagonisti non sono gli abiti, ma lo straordinario potenziale di ritrattista e narratrice di Leibovitz, capace di raccontare una storia complessa in una sola immagine. Per farlo ogni scatto è preceduto da approfondite ricerche e conversazioni con il soggetto della foto. «Prima di scattare devi capire il personaggio, devi immergerti nel mondo di ciò che stai per ritrarre», spiega Leibovitz, nota per le produzioni sontuose come il reportage ispirato a «Il Mago di Oz» a cui hanno partecipato artisti famosi come Jasper Johns e Jeff Koons. Il suo è l’unico obiettivo a cui hanno aperto le porte della loro vita privata, i più grandi stilisti: John Galliano in una vasca da bagno dall’aria decadente, Karl Lagerfeld, a letto circondato da disegni, e Giorgio Armani, in un ritratto in cui appare anche l’autrice. Tra tanta bellezza anche alcune immagini dure della guerra in Bosnia, scattate durante il viaggio a Sarajevo con la sua compagna, la scrittrice Susan Sontag.

In mezzo secolo di carriera può vantarsi di aver immortalato le persone più potenti e significative della società occidentale. Sebbene non sia esposta, accetta anche di raccontare la storia della leggendaria fotografia per la copertina di «Rolling Stone» che scattò a Yoko Ono e John Lennon, poche ore prima che il Beatle venisse assassinato. «A John piaceva molto, rappresentava il suo rapporto con Yoko, è un’immagine molto toccante». I musicisti furono i primi a credere nelle capacità di Leibovitz e nel 1975 i Rolling Stones la ingaggiarono come fotografa per il loro tour. «Non avevo idea di dove mi stessi cacciando. Mi portai la racchetta da tennis, ma non vidi mai la luce del giorno. Fu un periodo pericoloso, la droga inizia come un esperimento, ma poi ti cattura e la fotografia mi salvò la vita», confessa. «Da anni non guardavo queste foto. Ora dall’esterno vedo quella giovane fotografa, piena di fervore e follia. Avevo vent’anni e lavoravo con scrittori incredibili come Hunter S. Thompson, Tom Wolfe e Truman Capote: dovevo essere rapida, acuta e anche divertente», ricorda la fotografa, che, tra il 1970 e il 1983 ha lavorato a «Rolling Stone», per poi passare a «Vanity Fair» e, nel 1998, a «Vogue». 

Leibovitz desiderava che la mostra fosse istruttiva per i giovani fotografi, di modo che ha ricreato il suo studio con pareti rivestite di sughero e grandi schermi dove viene proiettato un film prodotto per l’occasione con interviste a personaggi come Bruce Springsteen, Patti Smith, Gloria Steinem, Karen Elson, Tina Brown, Mary Howard, Phyllis Posnick e Grace Coddington. La mostra si chiude con i ritratti degli scrittori Salman Rushdie e Joan Didion, del fisico Stephen Hawking, della madre di Barack Obama, di un giovane Elon Musk e della pittrice afroamericana Faith Ringgold. «Mi affascinano i processi creativi. Non c'è niente di più interessante che entrare nello studio di un artista, vedere le sue opere e come vive», conclude la fotografa che ha festeggiato l’inaugurazione con molti dei protagonisti delle sue foto come Pedro Almodóvar, Natalia Vodianova, Luca Guadagnino, Karen Elson, Catherine Bailey, Inez Van Lansweerde e Linda Evangelista.

 

 

Una veduta dell’esposizione di Annie Leibovitz con, in primo piano, il ritratto di Penélope Cruz. Foto Courtesy of the MOP Foundation

Roberta Bosco, 01 dicembre 2025 | © Riproduzione riservata

Annie Leibovitz: «La moda e l’ironia aiutano a sopravvivere» | Roberta Bosco

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