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Berlinde De Bruyckere, «It almost seemed a lily», 2024 (particolare)

Photo: Ela Bialkowska, Okno Studio Courtesy Berlinde de Bruyckere and Galleria Continua

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Berlinde De Bruyckere, «It almost seemed a lily», 2024 (particolare)

Photo: Ela Bialkowska, Okno Studio Courtesy Berlinde de Bruyckere and Galleria Continua

Berlinde De Bruyckere debutta a Parigi

Arcangeli, gigli e reliquie: la fragile forza dell’artista belga invade il Marais

La Galleria Continua di Parigi, nella sua sede del Marais, allestisce dal 10 ottobre al 28 gennaio 2026 un corpus di opere recenti di Berlinde De Bruyckere, artista belga (Ghent, 1964), che si è fatta notare ancor più di recente in occasione della grande retrospettiva dedicatale da Bozar-Palais des Beaux-Arts di Bruxelles. La mostra, intitolata «Khorósn» (chiusa lo scorso 31 agosto), aveva ripercorso gli ultimi 25 anni della sua carriera, mettendo in dialogo le sue opere con i lavori di autori storici e contemporanei. Questa della Galleria Continua è invece la prima personale di De Bruyckere a Parigi e segna un anno, il 2025, particolarmente intenso per l’artista, confermando la sua statura internazionale. Il percorso parigino espone i gigli delle serie di collage «It almost seemed a lily» (2019-24), una riflessione poetica sulla carne, la morte e la rinascita, e gli angeli fragili della serie «Arcangelos» (2023), specchi di un’umanità ferita ma non vinta, che sembrano provenire da un tempo sospeso, nati dalla recente esperienza della pandemia di Covid-19, evocando al tempo stesso protezione e fragilità.

Con questo nuovo progetto, l’artista invita a guardare la fragilità non come debolezza, ma come luogo di resistenza e di bellezza: «Attraverso questa mostra, Berlinde De Bruyckere prosegue la sua riflessione sulla materialità del corpo, dando alla fragilità forza e senso, e offrendo al visitatore un tempo di contemplazione e risonanza interiore», sottolinea la Galleria Continua in un comunicato che accompagna la mostra. L’artista è nota per le sue sculture e installazioni, spesso inquietanti, che esplorano la vulnerabilità della condizione umana. Il suo lavoro è sempre in bilico tra sacro e profano, radicato nella tradizione pittorica fiamminga, nelle iconografie cristiane, nella mitologia classica e il folclore. In trent’anni ha sviluppato una pratica proteiforme che intreccia scultura, installazione, disegno e collage. Oltre alla cera, materiale cardine del suo lavoro, utilizza altri materiali inusuali come il legno, il metallo, i tessuti, le pelli di cavallo e i capelli. Nelle sue opere il corpo è sempre presente eppure sfuggente. Le sue sculture, spesso monumentali, richiamano i corpi martirizzati della storia dell’arte, ma anche le tragedie della contemporaneità, le guerre, le crisi migratorie. Non è mai un corpo celebrato, ma ferito, spezzato: resti, reliquie, frammenti che evocano insieme caducità e resilienza, forza e vulnerabilità. Come nell’opera «Kreupelhout-Cripplewood» che l’artista, in dialogo con lo scrittore premio Nobel J.M. Coetzee, aveva realizzato per il padiglione belga alla 55ma Biennale di Venezia del 2013, composta da un enorme olmo sradicato, che fu salutata dalla stampa internazionale come «un’ode alla bellezza nascosta». De Bruyckere era poi tornata alla Biennale nel 2022 con la monumentale installazione di arcangeli velati «City of Refuge III», dal titolo dall’omonima canzone di Nick Cave, realizzata su misura per gli spazi suggestivi dell’abbazia di San Giorgio Maggiore.

Berlinde De Bruyckere, «Arcangelo III», 2023. Photo: Andrea Rossetti. Courtesy Berlinde de Bruyckere and Galleria Continua

Luana De Micco, 08 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Berlinde De Bruyckere debutta a Parigi | Luana De Micco

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