Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliA ricordare quanto dal Milleduecento l’identità di Montelupo sia legata, ancora all’oggi, alla sua manifattura, esiste un vero e proprio «sistema ceramica» che comprende il Museo della Ceramica, il Palazzo podestarile, la Fornace del Museo, le botteghe e gli studi d’artista, il Museo d’impresa Archivio Bitossi, l’Atelier Marco Bagnoli, il Percorso di arte urbana; la Scuola di Ceramica con il Centro Ceramico Sperimentale, il Museo e i siti archeologici nonché i Percorsi di ricerca artistica per gli scambi internazionali di residenza.
Questo insieme ospita «Cèramica 2023» che, dal 16 al 18 giugno, vede ruotare intorno alla mostra mercato un cantiere creativo con alcune iniziative che si protraggono nei mesi successivi. Il tema di questa 30ma edizione è «La macchina del tempo» con riferimento al Pozzo dei Lavatoi, oggetto di un pluridecennale scavo archeologico che ha permesso di ricostruire la storia di una delle manifatture più pregiate d’Italia, molto fiorente al tempo dei Medici, detta «La Fabbrica di Firenze».
Al Museo della Ceramica la mostra «La ceramica di Montelupo e gli Uffizi. Una galleria di confronti» (fino al primo ottobre), promosso da Fondazione Cr Firenze e Gallerie degli Uffizi e inserita nel progetto «Terre degli Uffizi», documenta la sorprendente quantità di maioliche rinvenute negli scavi archeologici montelupini ma anche in siti dal Mediterraneo alle Americhe fino al Giappone.
Qui sono esposti i piatti con lo stemma papale di Leone X, ritratto dal Bronzino in prestito dalle Gallerie degli Uffizi, oppure il dipinto di Jacopo Chimenti, detto l’Empoli, che rimanda a una dimensione di vita domestica, in cui sono riconoscibili due ceramiche di forma e decorazione montelupina. Recipienti da spezieria, piatti e boccali si accostano non solo alle maioliche raffigurate, ma anche ad altre con soggetti riconducibili all’abbondanza della tavola e ai prodotti della caccia. Il progetto è realizzato in collaborazione con Unicoop Firenze.
Sempre a cura del Museo della Ceramica «Rosso di Montelupo deconstructed», l’installazione appositamente realizzata da Eloisa Gobbo (vincitrice del premio di residenza della Fondazione Museo Montelupo assegnato dalla Biennale di ceramica contemporanea di Manises) che entra a far parte della collezione permanente del museo. Il titolo rimanda al bacile, esposto nella Sala dei Capolavori, decorato a grottesche, siglato dall’autore con la firma LO, della bottega di Lorenzo di Piero Sartori, datato 1509.
Nella galleria di via XX settembre è invece «Non è tutto oro, variazioni contemporanee sul lustro metallico e le sue imitazioni» (fino al 30 luglio), a cura di Benedetta Falteri e Alessio Ferrari e nella quale diciannove artisti contemporanei danno una propria lettura del lustro metallico, una delle lavorazioni più particolari della ceramica tradizionale di Montelupo dalla fine del XV secolo, che si distingue per preziosità, lucentezza e riferimenti allo stile moresco, grazie agli scambi con Maghreb e Spagna.

L’installazione di Eloisa Gobbo «Rosso di Montelupo deconstructed» nel Museo della Ceramica