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Marina Abramovic, «Ritratto d’artista con candela», 2012

Courtesy of Ma Archives and Galeria Krinzinger

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Marina Abramovic, «Ritratto d’artista con candela», 2012

Courtesy of Ma Archives and Galeria Krinzinger

Chiuso il Kunstforum Marina Abramovic si sposta all’Albertina Modern

A Vienna la retrospettiva dell’artista di origine serba comprende video, fotografie, installazioni, sculture e disegni

Avrebbe dovuto essere un highlight dell’autunno del Kunstforum, ma l’istituzione viennese di proprietà della Bank Austria ha dovuto chiudere la propria sede a fine agosto. Che il progetto non sia stato cancellato, si deve all’Albertina Modern di Vienna disposta a riformulare il proprio programma e a ospitare la mostra di Marina Abramovic dal 10 ottobre al primo marzo 2026. Realizzata in cooperazione con la Royal Academy of Arts di Londra, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e la Kunsthaus di Zurigo, l’iniziativa si è avvalsa della collaborazione diretta dell’artista in fase di allestimento.

Il percorso espositivo viennese, curato da Bettina M. Busse, comprende video, fotografie, installazioni, sculture e disegni, e si snoda partendo dagli inizi della carriera artistica di Abramovic, quando nella natia Belgrado, all’inizio degli anni Settanta, cominciava a imporsi all’attenzione di pubblico e critica, fra l’altro con «The airport», con cui nel 1972, ancora studentessa dell’Accademia di Belle Arti, reagiva alla severa limitazione ai viaggi dell’èra di Tito, annunciando attraverso altoparlanti voli fittizi da e per tutto il mondo: «“The Airport” anticipava già molto di ciò che ha caratterizzato i lavori di Marina Abramovic, soprattutto di questi ultimi anni: l’opera d’arte come esperienza immateriale che si compie e completa nell’interazione con il pubblico», rimarca Mjriam Varadinis, curatrice della versione zurighese della mostra. 

Nel 1975 venne la performance «Lips of Thomas» alla Galerie Krintzinger a Innsbruck (poi ripetuta in forma più estesa al Guggenheim di New York). Quel soggiorno in Austria marcò anche il contatto con gli Azionisti Viennesi e la partecipazione attiva al Teatro delle Orge e dei Misteri di Hermann Nitsch, nel suo castello di Prinzensdorf: «Sono stata per non so quanto tempo crocifissa con addosso viscere di pecora, ma non faceva per me, ha rivelato Abramovic alla curatrice Bettina M.Busse. È stato decisamente interessante entrare nell’opera di qualcun altro e volevo capire che cosa fosse l’Azionismo Viennese, ma dopo dodici ore non ce la facevo più. Troppo sangue, e quell’odore dei fiori...». 

Dopo la simbiotica produzione assieme al partner Ulay tra il 1976 il 1988, e la rottura della loro relazione al termine dell’articolato progetto della Muraglia Cinese, Abramovic avviò un’attività da solista del mondo dell’arte contemporanea, che la impose definitivamente all’attenzione internazionale con performance divenute leggendarie, come «Balcan Baroque», che nel 1997 le fruttò il Leone D’Oro alla Biennale di Venezia, o come «The artisti is present», che nel 2010, al MoMA di New York, la vide per quasi tre mesi seduta otto ore al giorno a un tavolo al quale si avvicendavano i visitatori per sederle di fronte in silenzio per un minuto.

All’Albertina Modern, in accordo con l’artista la retrospettiva si snoda per temi: da «Partecipazione» a «Comunismo», da «Limiti fisici» a «Energia dalla natura», a «Ispirazione», e quotidianamente vengono proposti re-enactments di sue performance.

La mostra comprende anche l’installazione «Four Crosses» del 2019, esposta nell’antica  Ruprechtskirche, nel primo distretto cittadino.

Marina Abramovic, «Balkan baroque», 1997. Courtesy of Ma Archives and Lisson Gallery

Flavia Foradini, 09 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Chiuso il Kunstforum Marina Abramovic si sposta all’Albertina Modern | Flavia Foradini

Chiuso il Kunstforum Marina Abramovic si sposta all’Albertina Modern | Flavia Foradini