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«Elke Erb» (1976), Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Kupferstich-Kabinett. © SLUB Dresden / Deutsche Fotothek

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«Elke Erb» (1976), Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Kupferstich-Kabinett. © SLUB Dresden / Deutsche Fotothek

Christian Borchert l’archivista dell’Est

Uno dei nomi più interessanti della fotografia tedesca nel periodo della Ddr

Francesca Petretto

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Indissolubilmente legato a Dresda, sua città natale, Christian Borchert (1942-2000) è stato uno dei nomi più interessanti della fotografia tedesca nel periodo della Ddr e in quello immediatamente successivo. Più che documentario, il suo lavoro, equamente diviso fra Dresda e Berlino, può essere piuttosto definito analitico, a tratti ossessionante, esprimendosi perlopiù in produzioni seriali, caratterizzate da una pratica maniacalmente archivistica.

Lo Sprengel Museum gli dedica fino al 20 settembre la mostra «Christian Borchert. Tettonica del ricordo», frutto di una collaborazione con il Kupferstich-Kabinett delle Staatliche Kunstsammlungen di Dresda e prima retrospettiva monografica della sua vasta opera.

Ne emerge il ritratto di un fotografo non solo attento cronista della vita quotidiana nell’ex Germania Est e dei suoi strascichi nei primi anni post unificazione, ma anche vero e proprio storico delle immagini. Oltre ai più noti scatti, per esempio della ricostruzione della Semperoper, vengono presentati anche alcuni intimi ritratti di famiglia e dell’artista stesso, tratti dal suo lascito di oltre 270mila pezzi.

«Elke Erb» (1976), Dresda, Staatliche Kunstsammlungen Dresden, Kupferstich-Kabinett. © SLUB Dresden / Deutsche Fotothek

Francesca Petretto, 20 agosto 2020 | © Riproduzione riservata

Christian Borchert l’archivista dell’Est | Francesca Petretto

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