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Da Frittelli arte contemporanea oltre cento opere ripercorrono la carriera dell’artista milanese che ha sempre cercato di «liberare» le donne attraverso l’arte
- Alessia De Michelis
- 07 aprile 2025
- 00’minuti di lettura


Libera Mazzoleni nella performance «Afanisi», 15 aprile 1977
Cinquant’anni di femminismo secondo Libera Mazzoleni
Da Frittelli arte contemporanea oltre cento opere ripercorrono la carriera dell’artista milanese che ha sempre cercato di «liberare» le donne attraverso l’arte
- Alessia De Michelis
- 07 aprile 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliLettrice degli scritti di Luce Irigaray, Libera Mazzoleni (Milano, 1949) nei primi anni Settanta si avvicina al pensiero femminista e sviluppa una ricerca sulle origini dell’esclusione sistemica delle donne sin dalla mitologia greco-romana.
Con «Libera Mazzoleni. Io strega, io sorella» (dal 12 aprile al 13 giugno), a cura di Raffaella Perna, Frittelli arte contemporanea propone per la prima volta il lavoro dell’artista, dagli anni Settanta ad oggi, attraverso una selezione di oltre cento opere tra dipinti, disegni, sculture, libri d’artista, fotografie e video. In occasione dell’inaugurazione l’artista realizzerà la performance «Prometeo 2025».
Il percorso si articola in tre sezioni, rispettivamente incentrate su: la linea curva come estensione del corpo e rappresentazione del fluire non finalistico della vita; la denuncia dell’oppressione delle donne; e l’esaltazione ironica dell’iconografia della Grande Dea. Di conseguenza, sfidare l’ordine del linguaggio maschile è tra le strategie messe in atto da Mazzoleni sin dagli esordi, quando, poco più che ventenne, introdotta da Pierre Restany nel 1973 espone al Palazzo dell’Arengario (oggi sede del Museo del Novecento a Milano) una serie di lavori dedicati all’identità femminile, al rapporto con la natura e alle costrizioni socio-culturali subìte e interiorizzate dalle donne.