«The Birds Said y ou Move duo» di Una Szeemann

© Servizi Culturali Città di Locarno, Cosimo Filippini. Dettagli e foto singole Anna Maysuk

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«The Birds Said y ou Move duo» di Una Szeemann

© Servizi Culturali Città di Locarno, Cosimo Filippini. Dettagli e foto singole Anna Maysuk

Con Löhr, Szeemann e Biggio, la natura è protagonista al Man

«Quest’anno abbiamo messo al centro il mondo naturale visto in rapporto all’uomo», spiega la direttrice Chiara Gatti. Il fulcro della programmazione 2025 sarà il concetto di isola

«Al Man quest’anno abbiamo messo al centro il mondo naturale visto in rapporto all’uomo, trattato da punti di vista differenti, dall’astrazione delle forme alla memoria della terra su cui tutti noi viviamo, fino al ciclo della materia, spiega Chiara Gatti, dal 2022 direttrice del museo di Nuoro. Dopo la rassegna estiva “Diorama - Generation Earth” dedicata a narrazioni e visioni che esploravano la memoria della terra e dei nuovi orizzonti ecologici attraverso l’arte contemporanea, affrontiamo tale rapporto attraverso tre personali». 

La direttrice fa riferimento alle mostre in corso sino al 9 marzo 2025: «Christiane Löhr. Accumuli», a cura di Chiara Gatti con testo critico di Bruno Corà, «Una Szeemann. Scenafenomenica», a cura di Elisabetta Masala con testo critico di Juliette Desorgues, e «Alessandro Biggio. Filira», a cura sempre di Gatti con testo di supporto di Caterina Riva. «La tedesca Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965), prosegue la direttrice del Museo d’arte della provincia di Nuoro, ha un profilo internazionale dopo essere stata allieva di Kounellis ed essere approdata nel 2001 alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann: il pubblico può ammirare le sue delicatissime opere minimaliste, quasi impalpabili, realizzate con crini di cavallo, fili d’erba, piccoli semi. La seconda mostra vede protagonista Una Szeemann (Locarno, 1975), la figlia del già citato Harald, ormai artista di primo piano con il suo lavoro improntato su una forma naturale ancestrale e ambigua, compresa tra il sacrale e il magico, con sbocchi nel mondo delle leggende locali, tematica quest’ultima cara anche a Maria Lai. Con la terza mostra abbiamo puntato sul sardo Alessandro Biggio (Cagliari, 1974), emergente ormai riconosciuto che lavora in particolare sulla consunzione della natura, sulla decomposizione del terreno e su materiali ridotti in cenere, poi utilizzata per realizzare eteree sculture alle quali affianca dipinti evanescenti perché realizzati intingendo il pennello nel succo delle bacche di fillirea». Al Man, lungo il percorso a lei dedicato, Löhr presenta un’ampia installazione costruita attraverso alcune sculture delicate e insieme complesse realizzate con soffioni, steli, baccelli e crini di cavallo, insieme a un omaggio alla Sardegna, costituito da piccoli accumuli di chicchi e di sementi che evocano gli antichi nuraghi, il dna storico dell’isola. Completano il percorso disegni su carta realizzati con pastello a olio, grafite e inchiostro, nei quali le fibre della carta sono sfregate e graffiate quasi fossero materia plastica. 

La mostra di Una Szeemann si compone invece di un progetto specifico per il museo nuorese, legato alle asperità dell’isola, mettendo al centro la leggenda delle «Janas» (figure mitologiche tradizionali, piccole fate dai tratti delicati e capaci di volare) inserite nel duro paesaggio di pietre del Supramonte. 

Biggio, infine, presenta un ciclo inedito di opere assemblate in un unico lavoro, un vero e proprio ambiente totale dove tele e sculture sono connesse tra loro in maniera organica, appunto «naturale». La direttrice accenna infine alla programmazione del prossimo anno, dalla primavera in avanti: «Tratteremo il tema delle “Isole e della isolitudine” analizzando il concetto di isola come approdo, scambio, dispositivo di senso, intreccio di relazioni. Rifletteremo a esempio sull’immigrazione, ma anche sull’isola come luogo di fuga non solo di arrivo».

«Montagne» (2023) di Christiane Löhr

Stefano Luppi, 17 dicembre 2024 | © Riproduzione riservata

Con Löhr, Szeemann e Biggio, la natura è protagonista al Man | Stefano Luppi

Con Löhr, Szeemann e Biggio, la natura è protagonista al Man | Stefano Luppi