Image

Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Tempio di Barran, noto anche come «Trono di Bilqis» o «Trono della Regina di Saba», vicino a Marib nello Yemen

Image

Tempio di Barran, noto anche come «Trono di Bilqis» o «Trono della Regina di Saba», vicino a Marib nello Yemen

Da Aden a Marsiglia non solo chicchi di caffè (ma tanto altro)

Scambi commerciali e relazioni culturali tra la penisola arabica e il Mediterraneo nella mostra in programma dal 20 novembre al Centre de la Vieille Charité della «città focese» 

Porta d’ingresso per la Francia di merci e di uomini, Marsiglia ha origini antichissime che risalgono al 600 a.C., quando coloni greci provenienti da Focea in Asia Minore (oggi in Turchia) fondarono «Massalia». A quei tempi metalli, vino e spezie, ma anche repertori figurativi e maestranze, dal Mediterraneo orientale transitavano nel sud della Francia per poi giungere nelle regioni interne delle Gallie lungo la via fluviale del Rodano. Da allora la vocazione mercantile di Marsiglia non ha conosciuto sosta. Dopo la metà dell’Ottocento e grazie anche all’apertura del Canale di Suez (1869) la città portuale conobbe un periodo di grande sviluppo economico a cui contribuì la Compagnie des Messageries Maritimes, che oltre al servizio postale, permetteva a passeggeri e mercanzie di raggiungere le colonie, anche quelle più lontane. Tra le prime rotte, l’Italia, il Levante e l’Algeria. Risale al 1864 lo scalo ad Aden, nello Yemen, nella punta meridionale della penisola arabica che allora era sotto il protettorato britannico e che già ai tempi di Marco Polo era tappa obbligata tra il Mar Rosso e l’Egitto, lungo quella Via della Seta marittima dove spezie e tessuti pregiati salpavano verso Alessandria. 

Ad Aden, nel 1876, arrivò Maurice Riès, originario di Marsiglia, che fece la sua fortuna, proseguita anche con i figli, nel commercio yemenita del caffè (Riès fu l’ultimo socio di Arthur Rimbaud che a fine Ottocento si trasferì dalla Francia ad Aden dove comprò casa e si dedicò anche lui alla vendita dell’arabica). Fu proprio la famiglia Riès con la Compagnie des Messageries maritimes a donare alla città marsigliese all’inizio del XX secolo una trentina di opere provenienti dal territorio yemenita che oggi costituiscono il nucleo attorno al quale ruota la mostra «Aden Marsiglia», al Centre de la Vieille Charité, dal 20 novembre al 29 marzo 2026. A questi manufatti si aggiungono per l’occasione circa un centinaio di prestiti di rilievo, dal Louvre, dal British Museum e da altre importanti istituzioni europee, per rievocare gli scambi e le relazioni, non solo commerciali, tra i due porti, riservando particolare attenzione alla circolazione nel contesto coloniale: sono storie di uomini, di oggetti e delle loro interazioni, dall’Arabia al Mediterraneo, che nella loro diversità fanno parte di un patrimonio comune e condiviso. La mostra è organizzata dai Musei di Marsiglia e dal Louvre di Parigi.

Da sinistra: statuetta in alabastro che raffigura un toro sdraiato (Yemen, periodo dei Mukarrib di Saba, I millennio a.C.), bruciaprofumi in calcare (Yemen, 200-300 d.C.) e lucerna in bronzo con stambecco (Yemen, I-III secolo d.C.)

Bianca Celeste, 08 ottobre 2025 | © Riproduzione riservata

Da Aden a Marsiglia non solo chicchi di caffè (ma tanto altro) | Bianca Celeste

Da Aden a Marsiglia non solo chicchi di caffè (ma tanto altro) | Bianca Celeste