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Da Ordet è esposta la serie di monumentali disegni dell’artista svizzero in cui sono restituiti agglomerati di edifici colti in diversi stadi di astrazione
- Alessia De Michelis
- 11 dicembre 2025
- 00’minuti di lettura
David Weiss, «Untitled (Crack of Dawn)», 1978-79
Courtesy of Galerie Oskar Weiss. Photo: Jason Klimatsas
David Weiss trasforma la periferia in allegoria del quotidiano
Da Ordet è esposta la serie di monumentali disegni dell’artista svizzero in cui sono restituiti agglomerati di edifici colti in diversi stadi di astrazione
- Alessia De Michelis
- 11 dicembre 2025
- 00’minuti di lettura
Alessia De Michelis
Leggi i suoi articoliLe imponenti strutture sorte nella Svizzera degli anni Settanta, un tempo simbolo dell’espansione edilizia incontrollata denunciata dall’architetto Rolf Keller, sono oggi al centro di una rinnovata attenzione critica. La loro controversa ricezione, oscillante tra repulsione e rivalutazione storica, sembra riverberare nelle diverse declinazioni di «Morgengrauen» («Alle prime luci dell’alba»), la serie di monumentali disegni di David Weiss (Zurigo, 1946-2012) ora esposta per la prima volta sotto il titolo «Crack of Dawn» (dal 12 dicembre al 31 gennaio 2026) negli spazi milanesi di Ordet.
È in questo contesto che nel 1974 Keller pubblica Bauen Als Umweltzerstörung («Costruire come distruzione ambientale»), manifesto contro la devastazione estetica del paesaggio urbano moderno. Le sue immagini crude denunciano lo sviluppo periferico come esito di un modernismo commercializzato, privo di ideologia e dominato da un’estetica standardizzata. Proprio questi scenari monotoni costituiscono il punto di partenza della ricerca di Weiss, che li osserva con uno sguardo ambiguo: non didattico, ma capace di cogliere una malinconica bellezza nell’anonimato architettonico, come se l’Arte Concreta fosse diventata inconsapevolmente il modello della pianificazione capitalistica.
Nei «Morgengrauen», campiture di inchiostro nero si alternano a vasti vuoti su carta grezza, restituendo agglomerati di edifici colti in diversi stadi di astrazione. Un foglio raccoglie tre visioni verticali, simili a fotogrammi di un film noir; altri sei dispiegano vedute orizzontali su lunghi rotoli di carta. L’atmosfera oscilla tra compattezza e rarefazione, come se una stessa città venisse osservata da distanze diverse. Una foschia cupa avvolge ogni composizione, tranne una, dove gli edifici si dissolvono in un processo quasi fantasmatico, ridotti a linee e piani.
In questo equilibrio tra sublime e ironico, tra Caspar David Friedrich e il fumettista Robert Crumb, Weiss trasforma la periferia in allegoria del quotidiano, rivelandone le tensioni, i fantasmi e la sorprendente poesia.