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Donne in carne e ossa
- Chiara Coronelli
- 17 novembre 2016
- 00’minuti di lettura
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliNon è solo questione di eleganza e bellezza, quello che fa di ogni immagine di Peter Lindbergh (nato nel 1944 a Lissa, in Germania) una celebrazione della donna. Gli straordinari corpi che da quasi quarant’anni sfilano davanti al suo obiettivo sono donne in carne ossa e anima, che arrivano sul set con la propria storia, e con nomi che hanno fatto grande la moda degli anni Ottanta e Novanta, da Naomi Campbell a Linda Evangelista, da Christy Turlington a Tatjana Patitz, fino a Kate Moss. Si legge spesso che Lindbergh «ama le donne», ed è certo che loro devono amare lui, data la reciprocità di una relazione che ogni volta imprime calore al suo bianco e nero.
«A different vision on fashion photography» è la retrospettiva che fino al 12 febbraio la Kunsthal Rotterdam dedica al fotografo, considerato uno dei maggiori innovatori della fotografia di moda. Tra grandi formati, provini a contatto, note personali, materiale di scena, installazioni, polaroid e storyboard, sono oltre 220 le opere realizzate dal 1978 ad oggi, ed esposte in nove sezioni tematiche dove il curatore Thierry-Maxime Loriot rinuncia all’ordine cronologico, a prova del fatto che la visione di Lindbergh è tanto contemporanea quanto capace di farsi eterna.
Gli abiti nelle sue campagne, quelle per Comme des Garçons, Giorgio Armani, Prada, Azzedine Alaïa, per citarne solo alcune, diventano costumi funzionali a una messa in scena intrisa di cinema, dove i personaggi si muovono tra paesaggi urbani e industriali, quelli che lo riportano alle acciaierie di Duisburg, sfondo della sua infanzia, o lungo le spiagge lattiginose del Nord, ibridi gettati tra maschile e femminile, realtà sociale e sogno. Lasciando filtrare nel suo lavoro le urgenze politiche del mondo, Lindbergh «introduce un nuovo realismo con immagini senza tempo che ridefiniscono i codici della bellezza» mentre scardinano le convenzioni del fashion system, restituendo alla donna il diritto all’imperfezione e quello di invecchiare.