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Con l’ausilio delle più avanzate tecnologie dell’immagine l’artista francese Philippe Parreno ha riprodotto all’interno del Museo del Prado le pareti su cui il pittore spagnolo dipinse le famose 14 pitture nere
- Roberta Bosco
- 23 luglio 2022
- 00’minuti di lettura


Una veduta della proiezione di «La Quinta del Sordo» di Philippe Parreno. Foto © Museo Nacional del PradoFoto © Museo Nacional del Prado
Ecco com’era la casa perduta di Goya
Con l’ausilio delle più avanzate tecnologie dell’immagine l’artista francese Philippe Parreno ha riprodotto all’interno del Museo del Prado le pareti su cui il pittore spagnolo dipinse le famose 14 pitture nere
- Roberta Bosco
- 23 luglio 2022
- 00’minuti di lettura
Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliSiamo nel 1823, nella Quinta del Sordo, la casa dove Francisco Goya visse dal 1819 al 1824 e sulle cui pareti dipinse le famose 14 pitture nere. Con l’ausilio delle più avanzate tecnologie dell’immagine l’artista francese Philippe Parreno ha riprodotto all’interno del Museo del Prado queste stanze perdute. La Quinta del Sordo, infatti, fu demolita nel 1909, ma prima il suo proprietario, il banchiere parigino Émile d’Erlanger, ordinò al restauratore Salvador Martínez Cubells di trasferire su tela le enigmatiche opere con la tecnica dello strappo.
Fino al 4 settembre, le 14 opere originali, che d’Erlanger donò al Prado nel 1881, si espongono nella sala 67, mentre la 64 e la 65 accolgono La Quinta del Sordo, la proiezione immersiva di 40 minuti, che Parreno ha realizzato con la collaborazione della Fondation Beyeler. L’opera dà vita a una visione antropomorfica della casa e permette di ammirare le pitture nell’ambiente in cui furono create. L’artista ha ricostruito la casa e il giardino in tre dimensioni e ha utilizzato macchine fotografiche ultraveloci (500mila fotogrammi al secondo) per registrare i dipinti, di modo che le pitture si possono apprezzare con un’inedita ricchezza di sfumature e dettagli.
Il pubblico è invitato a formare parte di un mondo inquietante, dove si trova faccia a faccia con i dipinti neri di Goya, in una ritrovata vicinanza tra le immagini e il fantasma di uno spazio scomparso. Un musicista introduce ogni sessione con una composizione originale di J.M. Artero, eseguita al violoncello, che funge da preludio all’esperienza audiovisiva, in cui si mescolano l’interno e l’esterno, l’immaginario e la realtà. Parreno, che concepisce le sue installazioni come spazi in cui si svolgono eventi diversi, trasforma la visita in un’esperienza sensoriale unica che gioca con i limiti spaziali e temporali del visitatore. q Roberta Bosco

Una veduta della proiezione di «La Quinta del Sordo» di Philippe Parreno. Foto © Museo Nacional del PradoFoto © Museo Nacional del Prado