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Veronica Rodenigo
Leggi i suoi articoliRicerca e sperimentazione quotidiana animano l’opera di Felice Giani (San Sebastiano Curone, 1758- Roma, 1823) artista dell’élite giacobina formatosi tra Pavia, Bologna e Roma, originale interprete del Neoclassicismo e anticipatore delle tensioni preromantiche. Riscoperto da Roberto Longhi (che ne apprezzava anche gli esercizi di stile), Anna Ottani Cavina e Vittorio Sgarbi, ebbe modo di lavorare a Palazzo del Quirinale, Palazzo Altieri, Villa Borghese a Roma, Palazzo Reale a Venezia, Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo, senza dimenticare la permanenza faentina. In occasione dei 200 anni dalla morte, «Felice Giani 200» ne celebra la figura con una serie di mostre organizzate dall’Archivio Pittor Giani.
Fino al 2 ottobre a San Sebastiano (Alessandria), tre sedi con altrettanti focus sui disegni dell’artista (nel comitato di studi Vincenzo Basiglio, Aurora Scotti, Vittorio Sgarbi e Marcella Vitali): alla Casa del Principe, sede dell’Archivio Piero Leddi i «Disegni di Felice Giani raccolti da Piero Leddi»; nelle sale di piazza Roma «Felice Giani e dintorni, opere da collezione private» e all’oratorio della SS. Trinità «Viaggio da Faenza a Marradi» con l’intero album proveniente dal Fondo Piancastelli della Biblioteca Comunale Aurelio Saffi di Forlì. Dal 16 settembre al 17 dicembre Tortona propone invece altre due mostre a cura di Vincenzo Basiglio e Marcella Vitali, che ripercorrono la carriera di Giani dagli anni ’80 del Settecento, evidenziandone eclettismo, originalità e la grande capacità trasposta nelle opere da cavalletto e nelle decorazioni a tempera con le quali abbellì alcuni dei palazzi più rilevanti dell’epoca. Al Museo Diocesano la mostra «Felice Giani pittore giacobino e l’esperienza del sacro», con opere di grande rilievo quali il «Sogno di papa Sisto III» dal Museo Arcivescovile di Ravenna, la «Fede in gloria» dalla Pinacoteca comunale di Faenza, la «Sibilla Persica» dai Musei Civici di Pavia e altri capolavori accanto alla «Madonna in trono con Bambino, san Bernardo e san Giovannino», ritrovata in una piccola parrocchia della Diocesi di Tortona, restaurata, esposta a Parigi nel 2010 e ora nella collezione del museo.
Scrive Marcella Vitali: «In un progetto di restituzione della personalità artistica di una figura così versatile e complessa come quella di Felice Giani, la proposta di un itinerario che fa perno esclusivamente sull’esperienza del sacro corre il rischio di una visione selettiva di scarso rigore; oppure può essere assunta come una sorta di analisi a campione con i requisiti opportuni a stabilire la sintesi di un temperamento estroso, irregolare e geniale, che visse in prima persona le contraddizioni di un’età di transizione travolta da grandi cambiamenti culturali e politici». A Palazzo Guidobono «Felice Giani Il nuovo classicismo eterogeneo e preromantico» accoglie, tra le altre opere, «Sansone tradito da Dalila», proveniente dal Complesso Monumentale della Pilotta di Parma che, premiata al concorso dell’Accademia di Parma nel 1784 ha segnato per il pittore il debutto sulla scena artistica, l’«Aurora» da Palatium Vetus di Alessandria, e «Ancor io fui in Arcadia», in prestito dalla Pinacoteca di Faenza. A completamento della ricostruzione storica saranno inoltre esposti due splendidi fogli di fasce di ornati con trofei da riferire forse allo storico collaboratore di Giani, Gaetano Bertolani e due vasi in maiolica della Manifattura Ferniani di Faenza con decoro «a foglia di vite» (a testimoniare come la presenza a Faenza dell’artista abbia fortemente influenzato le arti decorative).
Vincenzo Basiglio nel catalogo che accompagna la mostra (Sagep) puntualizza: «Parlare del Neoclassicismo e del suo rapporto con l’antico in termini generali è, in ogni caso, fuorviante, ma lo è ancor di più nel caso di una personalità artistica quale il nostro Felice Giani; il modo in cui gli intellettuali della seconda metà del Settecento interpretano l’antichità è tutt’altro che univoco e per questa ragione sarebbe più corretto parlare di tante voci diverse, alcune delle quali definiscono l’antico soltanto come una moda, mentre per altre rappresenta una vera e propria filosofia di vita. Possiamo quindi affermare che non esista un aspetto qualitativo legato all’antichità ritenibile superiore, ma per le manifestazioni artistiche che vanno al di là del loro tempo, come nel caso di Felice Giani, Fortunato Duranti e dei grandi visionari Johann Heinrich Füssli, Caspar David Friedrich e Francisco Goya è il caso di parlare di Nuovo Classicismo Eterogeneo, una realtà difficilmente identificabile in una corrente artistica che è al margine del tempo».

«L’Aurora» di Felice Giani, Cortesia Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria

«Il sogno di papa Sisto III» di Felice Giani, Cortesia Museo Arcivescovile di Ravenna