Sono molte le persone che pensano che le opere d’arte astratte nascano in maniera spontanea e immediata. Questo era effettivamente il caso per alcuni artisti come Henri Michaux che, anche con l’aiuto di sostanze stupefacenti, esprimeva in piena e immediata libertà sulla carta o sulla tela le sue sensazioni momentanee. Ma nella maggior parte dei casi l’astrazione è frutto di una elaborazione mentale che precede la fase di vera e propria gestualità dell’artista.
Günther Förg, pur non eseguendo mai schizzi preparatori, aveva sempre in mente un’idea precisa prima di iniziare una serie di dipinti. Quando i quadri venivano inviati alle gallerie per le mostre, considerando che il più delle volte sarebbero stati venduti e quindi non sarebbero rientrati in possesso dell’artista, a volte, soprattutto negli anni dal 2002 al 2007, produceva delle piccole repliche su tela che incollava su pannelli bianchi di legno e appendeva una accanto all’altra a una parete dello studio, quasi un diario intimo della sua ultima produzione.
Nel 2021 la galleria Lelong dedicò una mostra a questi piccoli formati, ma nell’attuale, intitolata «Coppie», sino all’8 marzo, è stato fatto un passo avanti a livello curatoriale. Per la prima volta le piccole tele, che misurano tutte 51x41 cm, vengono esposte insieme alle opere di grande formato (anche di 230x190 cm, come quella qui riprodotta) che esse replicano.
Questo è il tema del percorso, concepito insieme agli eredi dell’artista e in collaborazione con Hauser & Wirth (da settembre a dicembre 2024 nella sua sede di Zurigo ha proposto una splendida mostra dedicata esclusivamente alle carte di Günther Förg). I piccoli formati rivelano, attraverso il cambiamento di scala, l’idea preesistente e gli elementi pittorici (composizione e colori) che l’autore considerava fondamentali. È sempre un piacere vedere mostre che nascono con un’idea precisa, in questo caso il confronto tra opere uguali di dimensioni diverse, e che non si limitano a una semplice carrellata di lavori. Complimenti quindi a Lelong.