
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a Milano
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Arte
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vernissage
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale dell'Economia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Il Giornale delle Mostre
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
RA Fotografia
IL NUMERO DI APRILE 2025 in edicola
In allegato:
Vedere a MilanoVerifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Alla Galleria Christian Stein i nuovi lavori, sempre più in rilievo, dell’artista britannico
- Ada Masoero
- 29 maggio 2023
- 00’minuti di lettura


«Almost Midnight» (2021) di Jason Martin. Cortesia della Galleria Christian Stein e dell’artista. Foto Dave Morgan
I pigmenti e l’alluminio di Jason Martin
Alla Galleria Christian Stein i nuovi lavori, sempre più in rilievo, dell’artista britannico
- Ada Masoero
- 29 maggio 2023
- 00’minuti di lettura
Poco più che cinquantenne, Jason Martin (Jersey, Isole del Canale, 1970; vive e lavora tra Londra e Lisbona) appartiene alla stessa generazione degli Young British Artists con i quali ha partecipato nel 1997 alla mitica mostra «Sensation» (quando Martin aveva già avuto una personale alla Lisson Gallery) alla Royal Academy of Arts di Londra, e che di qui passò a Berlino e a New York.
Se quella fu l’occasione con cui si guadagnò una fama mondiale, esponendo poi nei maggiori musei internazionali d’arte contemporanea, la sua arte era però lontana dalle provocazioni di Damien Hirst, Tracey Emin, Sarah Lucas e compagni d’avventura, perché lui dipingeva, e puntava sulla monocromia, servendosi di colori a olio, di pigmenti pastosi e di grafite per creare, in quadri dalla forte componente tattile, dinamici campi di colore con cui esplorare le potenzialità e gli statuti stessi della pittura.
Fino alla fine di settembre la Galleria Christian Stein presenta sette suoi lavori, tra i quali il monumentale (oltre 3,5 metri di base) «We Walk There», 2023, un dipinto a olio e grafite su alluminio, emblematico dell’altra strada, parallela a quella delle «paste» monocrome, percorsa da Jason Martin, che lo vede misurarsi anche con una pittura a olio il cui tono di base è modulato dall’inclusione di pigmenti a contrasto: qui, un trascolorante azzurro-turchese-blu che evoca il mare e le sue correnti, in continua trasformazione.
Non mancano però i lavori a tecnica mista, sempre su alluminio, attraversati da un’orografia di creste e avvallamenti come «Almost midnight», 2021, ipnotico dipinto di un blu profondo, la cui superficie è percorsa da una sorta di panneggio di pigmento.

«Almost Midnight» (2021) di Jason Martin. Cortesia della Galleria Christian Stein e dell’artista. Foto Dave Morgan