Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliÈ l’artista inglese Ian Davenport (Sidcup, Uk, 1966), nome noto del movimento Young British Artists sviluppatosi negli anni Novanta, il protagonista della mostra «Holding Our Centre» nella Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo di Todi (Pg) dal 31 agosto al 5 ottobre, a cura di Marco Tonelli, responsabile scientifico della Fondazione Progetti Beverly Pepper; uno spaccato che intende letteralmente «mantenere il nostro centro», un equilibrio fra pittura e scultura ma anche fra linguaggi espressivi. Nella collaborazione oramai consolidata tra la Fondazione Beverly Pepper, il Comune di Todi e il Todi Festival, teatro, ma anche danza, musica e letteratura si contaminano alle arti visive. Ian Davenport, infatti, non solo presenta nella Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo una serie dei suoi celebri «Painting with floors», pitture-installazioni a metà tra bidimensionalità e scultura o i lavori su carta «Splats», ma firma anche il manifesto del Todi Festival (39ma edizione a capo del quale torna da quest’anno Silvano Spada, suo storico ideatore e direttore) come spesso tradizione ha voluto, affidato al talento comunicativo degli artisti visivi. Solo per citare alcuni dei più celebri cartelloni si ricordano quelli di Tommaso Cascella (1987), Bruno Ceccobelli (1988), Alighiero Boetti (1992), Matteo Basilé (1997), Jannis Kounellis (2014), Michelangelo Pistoletto (2015), figure legate all’Umbria e alla città di Todi, come fu per Beverly Pepper, e non solo, straordinario luogo dove ha germogliato il seme della prima arte pubblica italiana.

Ian Daveport, «Black Stars», 2024. Photo: Prudence Cuming Associates
Inconfondibile nel panorama artistico internazionale, Ian Davenport con le sue opere, sbavature di colore gocciolante verso il basso della tela, trame di colore sono apparentemente casuali, fa vibrare la città di Todi con un ritmo sorprendente. Afferma Marco Tonelli: «La mostra “Holding Our Centre” ha il merito di essere la prima esposizione personale tenuta da Ian Davenport in uno spazio pubblico italiano. Che ciò poi accada in Umbria, con i precedenti pittorici di Brian ’O Doherty e Piero Dorazio presenti a Todi e di Sol LeWitt con il wall drawing nella vicina Spoleto, non è di poco conto. Tuttavia, la personale ricerca dell’artista britannico, dalle opere esposte dei “Puddle paintings” e degli “Splats”, porta la pittura a liberarsi della sua metodica esecutiva per un’arte sempre aperta alla sua processualità e contemporaneità». Una processualità che rimbalza anche nella videoinstallazione che, proiettata sulla facciata dello storico Palazzo del Capitano in Piazza del Popolo, principale palcoscenico della manifestazione durante i giorni del Festival (30 agosto-7 settembre), racconta con la medesima fluidità della pittura ma con forme digitali, il senso di trasformazione del luogo fra architettura medioevale e contemporaneità.
«Promozione dell’arte contemporanea, legame col territorio e attenzione alle nuove generazioni sono alcuni capisaldi che dettano le linee progettuali della Fondazione Progetti Beverly Pepper, spiega Elisa Veschini, presidente della Fondazione Progetti Beverly Pepper. Dal 2018, anno della sua nascita, molte sono state le iniziative meritevoli di essere ricordate: dal Parco delle sculture alle rassegne dedicate ai grandi maestri dei nostri giorni, da Arnaldo Pomodoro a Fabrizio Plessi, da Ugo La Pietra a Mark Di Suvero, allo sviluppo di attività formative e divulgative pensate per coinvolgere anche un pubblico più giovane, fino all’apertura della nuova casa della Fondazione, nel cuore di Todi, inaugurata con una esposizione che ha finalmente reso visibili opere grafiche e pittoriche di Beverly Pepper mai viste prima. L’arte contemporanea, sosteneva la stessa Beverly Pepper, non ha il compito di confermare il nostro modo di vedere, ma piuttosto di sfidarlo ed estenderlo. È questo lo spirito che anima la mostra di Ian Davenport a Todi: un dialogo continuo tra memoria e innovazione, dove l’opera d’arte si trasforma in uno spazio di scoperta».

Ian Davenport, «Dark Side», 2025 (particolare). Photo: Prudence Cuming Associates