Si intitola «Michelangelo: the last decades» ed è curata da un team di studiosi capitanato da Sarah Vowles, curatrice del Dipartimento di Stampe e Disegni italiani e francesi, la grande mostra con cui il British Museum indaga dal 2 maggio al 28 luglio, principalmente attraverso straordinarie opere su carta, molte delle quali conservate nel Regno Unito, l’ultimo periodo della vita e della carriera michelangiolesche. Ne emerge il mondo degli affetti personali e il sempre più stretto legame intessuto tra arte e fede, all’origine di una rivoluzione iconografica che profondamente caratterizzò, grazie a temi come la «Crocifissione», il «Compianto» e il «Giudizio Universale», il difficile travaglio della Chiesa cattolica di fronte alla Riforma luterana. Tra i capolavori esposti, spiccano il monumentale cartone per l’«Epifania» (1550-53 ca), alto oltre due metri, unico sopravvissuto nella produzione dell’artista e annoverato tra le più grandi opere su carta del Rinascimento, tra i fiori all’occhiello delle collezioni del British così come la serie di studi per il «Giudizio Universale».
Ms. Vowles, quali sono gli obiettivi della mostra?
Speriamo di fare conoscere al pubblico britannico un periodo della vita di Michelangelo molto meno noto della sua giovinezza. Molti conoscono il «David» e la Cappella Sistina, ma non sanno che questi capolavori rappresentano solo una piccola parte della sua parabola creativa.
Quali sono i punti salienti, i principali prestiti e la struttura della mostra?
La mostra è divisa in cinque sezioni. Nella prima esaminiamo gli studi di Michelangelo per il «Giudizio Universale» e i disegni realizzati per Tommaso de’ Cavalieri. Nella seconda sezione rivolgiamo l’attenzione alla sua amicizia con Vittoria Colonna, approfondendo il febbrile clima religioso dell’epoca. La terza è dedicata alla collaborazione con Marcello Venusti e altri artisti, la quarta esamina brevemente l’opera architettonica michelangiolesca, mentre l’ultima sezione focalizza la serie di disegni di Michelangelo dedicata alla «Crocifissione», insieme ad alcune opere correlate. Tra le opere secondo noi principali esponiamo il cartone dell’«Epifania», per la prima volta da quando è stato sottoposto a restauro nel 2018. Siamo molto felici di presentarlo insieme al dipinto che ne trasse Ascanio Condivi, proveniente da Casa Buonarroti a Firenze, restaurato per l’occasione. Offriamo quindi non solo ai nostri visitatori, ma anche a studiosi e specialisti, la preziosa possibilità di vederli fianco a fianco per la prima volta da quando furono realizzati. Abbiamo inoltre avuto la fortuna di ricevere alcuni eccezionali prestiti: disegni dalla Collezione Reale di Windsor e dall’Ashmolean Museum, manoscritti autografi delle poesie di Michelangelo dalla Biblioteca Vaticana e lettere dalla British Library, moltissimi documenti e disegni da Casa Buonarroti. Il nostro intento è quindi di presentare un ritratto di Michelangelo intimo e sfaccettato, non solo come grande artista ma anche come uomo.
Le collaborazioni dell’anziano Michelangelo rappresentano un aspetto di grande interesse, e poco affrontato, dato che l’artista non ebbe mai una vera e propria bottega. Qual è la reale portata della sua collaborazione con Marcello Venusti?
Quanto alla collaborazione con Venusti, ci concentriamo su come i disegni di Michelangelo furono tradotti in dipinti. Abbiamo accostato una serie di disegni preparatori per l’«Annunciazione Cesi» con dipinti di Venusti che mostrano le due varianti compositive, e accanto al dipinto della National Gallery mostriamo i disegni per la «Purificazione del Tempio». Desideriamo sfidare l’idea che questi dipinti siano semplicemente copie da Michelangelo, anziché una collaborazione tra i due artisti.
Un legame fondamentale tra Italia e Regno Unito nella vita di Michelangelo è rappresentato dal cardinale Reginald Pole, leader del circolo degli Spirituali. In ambito inglese come considerate Pole e la sua influenza su Michelangelo?
Penso che Pole sia molto importante, ma anche che la sua influenza su Michelangelo sia stata filtrata da Vittoria Colonna, che ritengo abbia avuto un forte ascendente su Michelangelo non solo quanto alle forme delle pratiche spirituali, come la meditazione sulla «Passione di Cristo» affrontata in modo profondamente emotivo, ma anche quanto al linguaggio da lei usato nelle liriche di soggetto religioso. Michelangelo la ammirava come una sorta di guida spirituale o compagna. È davvero emozionante per noi poter raccontare la loro relazione, nel contesto religioso dell’epoca, al pubblico britannico.
Altri due temi che affrontate sono il Giudizio Universale e Michelangelo architetto. Come li proponete?
Entrambi sono impegnativi, poiché ovviamente non possiamo esporre le opere finite! Usiamo dispositivi di realtà aumentata per il «Giudizio Universale» e aiutare le persone a orientarsi al suo interno, oltre che per evidenziare le relazioni tra disegni preparatori e opera finita. Per quanto riguarda l’architettura disegni, stampe e persino medaglie mostrano i vari progetti in cui Michelangelo fu coinvolto nei suoi ultimi anni. Ovviamente San Pietro, ma anche Porta Pia, Palazzo Farnese e San Giovanni dei Fiorentini.
Un focus interessante è dedicato alla vita privata. Che uomo era l’anziano Michelangelo?
Mentre lavoravo a questa mostra, ho letto molte lettere di Michelangelo e questo me lo ha fatto apprezzare molto di più. Era permaloso, a volte difficile, e si offendeva molto facilmente: presentiamo in mostra alcune lettere a suo nipote Leonardo, che spesso subì le conseguenze dei suoi malumori. Ma sottolineiamo anche la su profonda amicizia con Tommaso de’ Cavalieri e Vittoria Colonna che, in modi diversi, ne parlano come di un amico premuroso e leale. Un aspetto che emerge in modo evidente è la sua profonda fede, espressa sia attraverso la poesia sia nei suoi profondamente sentiti disegni religiosi. Michelangelo era un uomo complesso e affascinante, e spero che i visitatori troveranno nella nostra mostra alcuni spunti sul suo carattere che li sorprenderanno e commuoveranno.