Utagawa Hiroshige, «Hiratsuka la strada Nawate», 1833-34

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Utagawa Hiroshige, «Hiratsuka la strada Nawate», 1833-34

Il Giappone in trasferta sul Brenta

Nella Villa Contarini un’ampia selezione di opere dal XVII al XX secolo provenienti dalle collezioni Mariani e Guarnieri

«Durante la Seconda guerra mondiale mio padre acquistò in Asia molti degli oggetti della raccolta di famiglia, spiega il collezionista Giancarlo Mariani. Arrivano soprattutto da Cina e Singapore perché in Giappone all’epoca non si fidavano degli italiani. Da bambino ricordo che i suoi pezzi erano raccolti in due grosse casse e io vi accedevo per giocare: senza rendermi conto del valore storico e artistico che avevano, ritagliai anche alcune preziose stampe per attaccarle su quaderni o, con puntine, sulle ante dell’armadio. Successivamente iniziai io stesso a collezionare, individuando pezzi giapponesi in Francia, Belgio, Olanda, Austria, Germania e Giappone ovviamente». La collezione Mariani, insieme a quella di Valter Guarnieri di Treviso, compongono la rassegna «Giappone. Terra di geisha e samurai», visitabile fino al 29 giugno nel complesso monumentale di Villa Contarini-Fondazione Ghirardi a Piazzola sul Brenta (Pd), proprietà di Regione Veneto.

Il curatore Francesco Morena ha riunito un’ampia selezione di opere databili tra il XVII e il XX secolo, utile a una ricostruzione visiva della millenaria cultura giapponese, in sede riassunta per tipologie. Tra quanto ordinato nella prima parte, intitolata «La pittura di paesaggio. Lo sguardo che penetra lo spazio», sono presenti due paraventi a sei ante dipinte a inchiostro e colori tenui su carta del periodo Edo dell’era Bunka, datati al 1809, oltre a numerose xilografie policrome del maestro del paesaggio Utagawa Hiroshige (1797-1858), tra cui la bellissima «Gru in volo sulle onde» del 1858. Ampio lo spazio dedicato all’animalia japonica, tema dal grande valore simbolico nella cultura nipponica, in cui spiccano, del periodo Edo (1603-1868), una coppia di rotoli verticali dipinti a inchiostro e colori su seta raffiguranti due gru, oppure l’importante volume «Manga di Hokusai» del 1814 con disegni di animali di Katsushika Hokusai (1760-1849).

Cenni anche alle creature mitologiche che in Giappone si legano a una religiosità diffusa soprattutto attraverso il Confucianesimo, il Buddhismo e l’autoctono Shinto (la «via degli Dei»): lo vediamo, ad esempio, nel volume xilografico «Tesoro di illustrazioni esemplificative» del 1729 di Tachibana Morikuni (1679-1748) oppure in fotografie all’albumina raffiguranti monaci e statue a fine Ottocento. Tra gli emblemi della cultura giapponese vi sono ovviamente i samurai che nel Sol Levante, pur essendo di datazione più antica, trovarono una precisa caratterizzazione nell’XI-XII secolo: lungo il percorso, tali guerrieri sono evocati dalle xilografie policrome di Utagawa Kuniyoshi (1798-1861) e da quattro armature dei periodi Edo e Meij (1868-1912). Altro topos culturale di questa area asiatica è la geisha, la cui tipologia è antichissima (periodo Heian, 794-1185), evocata in mostra da kimono, paraventi, statue, fotografie e oggetti vari, tra cui bellissimi specchi della raccolta Guarnieri. Infine, una vetrina un po’ discosta nel percorso, si occupa del shunga, letteralmente «immagini della primavera», termine con cui in Giappone si lega il sesso all’idea di rinascita dopo l’inverno: a esemplificare tutto ciò è esposto un rotolo di nove esplicite scene erotiche dipinte a inchiostro di inizio ’900.

Tigre e cucciolo, paravento a 8 ante dipinto a inchiostro e colori su carta rivestita di foglia d'argento, firmato Ryuun, periodo Meiji (1868-1912)

Stefano Luppi, 16 marzo 2025 | © Riproduzione riservata

Il Giappone in trasferta sul Brenta | Stefano Luppi

Il Giappone in trasferta sul Brenta | Stefano Luppi