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«Soldats rebelles», Anicet Ktambo, Corey Scott Gilbert, Mathis Benestebe

© André Atangana

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«Soldats rebelles», Anicet Ktambo, Corey Scott Gilbert, Mathis Benestebe

© André Atangana

Il Nouveau Printemps di Tolosa punta sull’inclusione

La terza edizione del Festival d’arte contemporanea francese è curata dal poliedrico Kiddy Smile, che ha riunito una trentina di artisti

Inclusione. È il tema centrale del Festival d’arte contemporanea Le Nouveau Printemps (dal 22 maggio al 22 giugno), per la cui terza edizione è stato invitato, nelle vesti di guest curator, Kiddy Smile, artista, dj, figura della ball culture e icona Lgbtq+. Il festival, vetrina della scena artistica di domani, investe il quartiere vivace di Saint-Sernin, dominato dalla splendida basilica romanica, patrimonio Unesco, dedicata al santo, intorno alla quale ruota la vita pulsante della «città rosa», nel Sud della Francia (Occitania). «Oggi, creare spazi che favoriscano la liberazione e l’amplificazione delle voci emarginate mi sembra una necessità vitale. Se non mi vedo, non posso proiettarmi. Se non mi proietto, non posso realizzarmi. Quindi non esisto nel presente, né nel passato, e ancor meno nel futuro. Ecco perché la rappresentazione della diversità degli esseri e dei corpi è così importante», ha spiegato Kiddy Smile. 

Sono una trentina gli artisti che partecipano alla collettiva «Faire famille», sulla forza dello stare insieme, dando voce a storie e spazi in genere relegati ai margini. Spiega Clément Postec, direttore artistico del Nouveau Printemps: «L’opera d’arte diventa  un processo di riparazione, un’esperienza salvifica dove tutti possono trovare uno spazio per sentire, raccogliersi, incontrarsi, sognare, pensare. Le opere presentate portano in sé l’urgenza di reinventare una cultura dell’amore. L’amore non come astrazione, ma come pratica capace di connetterci e forse cambiare il futuro. Incarnano la ricerca di connettere l’intimo e il collettivo, di guarire la sofferenza con la gioia, di salvare la pesantezza attraverso la grazia, la mancanza attraverso la rivendicazione, il silenzio attraverso le immagini». 

L’arte investe diversi luoghi della città. Alla Chapelle des Carmélites, Tarek Lakhrissi e Joséfa Ntjam uniscono i loro rispettivi universi artistici in una videoinstallazione interattiva che mescola immagini reali e poetiche, tra mito e fantascienza, sul tema della memoria collettiva. Le monumentali opere tessili di Raphaël Barontini sono esposte alla Bibliothèque d’étude et du patrimoine, mentre le installazioni fotografiche e video di Ndayé Kouagou e André Atangana sono al Centre culturel de Bellegarde. La chapelle des Cordeliers accoglie un’installazione dello stesso Kiddy Smile intitolata «A House should be a Home». Attraverso l’uso di diversi media, l’artista esplora l’universo che gli è proprio della ball culture, nata nel quartiere di Harlem, a New York, alla fine degli anni Sessanta, e delle «house», comunità che, in un’epoca in cui essere nero, gay o trans, significava essere esclusi, finiscono col svolgere il ruolo della famiglia. «Role model», «kids», «mothers ans fathers»: le opere di Kiddy Smile, cresciuto in una casa popolare alla periferia di Parigi, prima di partire per gli Stati Uniti e abbracciare una carriera eclettica, nella musica, nella moda e nel cinema, raccontano i ruoli e le relazioni in questi luoghi dove destini invisibili e atipici trovano una legittima forma di espressione. 

Raphaël Barontini, «Au balcon du Palais Sans Souci», 2024. Courtesy de l’artiste et Mariane Ibrahim, Chicago, Paris, Mexico City

Luana De Micco, 21 maggio 2025 | © Riproduzione riservata

Il Nouveau Printemps di Tolosa punta sull’inclusione | Luana De Micco

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