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Una veduta della mostra «Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso)» alla Fondazione La Rocca, Pescara

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Una veduta della mostra «Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso)» alla Fondazione La Rocca, Pescara

Il «Ritratto di Pescara per caso» di Matteo Fato

Parte dalla Fondazione La Rocca una mostra diffusa che con ironia si trasforma in un viaggio a ritroso fra i luoghi della città abruzzese

Diversi e molteplici interventi artistici nello spazio pubblico, paesaggistico e urbano della città di Pescara, più esposizioni per più livelli di lettura e interpretazione sul senso della pittura contemporanea, interrogativi complessi sul tema della rappresentazione, sulla natura dell'immagine e della sua funzione. Sono questi gli argomenti trattati da Matteo Fato (1979) che torna a esporre, a sedici anni dalla sua ultima personale, nella città dov’è nato e vive tuttora, con la mostra diffusa «Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso)», realizzata da Fondazione La Rocca con la curatela di Simone Ciglia (fino al 27 settembre). L’idea di immagine multidimensionale, capace di coinvolgere non solo aspetti della rappresentazione visiva ma anche percettivi, emotivi e filosofici è subito dichiarata nel titolo, nella combinazione di due citazioni di Ennio Flaiano dove, con umorismo e ironia, come spesso accade nel linguaggio di Fato, si mescolano piano intellettuale e popolare. Non a caso, infatti, proprio a lui è dedicata una scritta al neon collocata sulla facciata della sua casa natale.

Una prima chiave di lettura per questa mostra interessa pertanto la città e quella sua vocazione, maturata negli anni Novanta, a esplorare spazi e luoghi non tipicamente deputati, così le personalità che l’hanno resa nota in diversi campi culturali e affini all’artista per formazione e conoscenza. A Cesare Manzo, per esempio, primo gallerista a rappresentare Fato e ideatore della rassegna «Fuori Uso», è dedicato il poster «homage» disponibile all’Edicola di via L’Aquila che gli appartenne in passato. Negli spazi della Redazione della storica rivista «Segno» è ospitata un’opera dell’artista, anche protagonista della copertina del n. 301.estate 2025. Infine, al Museo delle Genti d’Abruzzo Fato ha riproposto l’invito-cartolina del 1975 di Gino De Dominicis «Quando non si parla più di immortalità del corpo (Ingresso riservato agli animali)» inserendo nella nuova immagine la propria figura. Un viaggio a ritroso, si potrebbe dire, fra luoghi, anche iconici della città, la storia e l’arte, che coinvolge anche il Museo dell’Ottocento dei coniugi Venceslao Di Persio e Rosanna Pallotta (aperto al pubblico dal 25 luglio). Qui 40 opere di Fato si confrontano con i capolavori di Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti, Federico Rossano e Paul Trouillebert, compresi alcuni d’après, fra i quali spicca l’interpretazione della conturbante «Strega» di Michele Cammarano, dove la pittura di Fato, creando un ponte fra secoli, «cala nel proprio tempo», secondo la filosofia di Giorgio Agamben, quella stessa drammaticità ma anche libertà stilistica, propriamente ricercata da Cammarano, in quel momento profondamente colpito e ispirato da La sorcière di Jules Michelet. Le operazioni di carattere pubblico non finiscono qui. 

Una veduta della mostra «Il difficile è dimenticare ciò che si è visto per casa (Ritratto di Pescara per caso)» al Museo dell’Ottocento di Pescara. Photo: Michele Alberto Sereni. Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara

Alcuni spazi riservati alle affissioni pubblicitarie ospitano manifesti/opere pensati per catturare l’attenzione del pubblico e lasciare un’impressione duratura, così come da concept della mostra. Nelle giornate di opening del 28 e 29 giugno un veicolo con altoparlante ha diffuso per la città una canzone incisa dall’artista insieme al curatore Simone Ciglia da «Ha tutte le carte in regola» di Piero Ciampi, una riflessione ironica sulla figura dell’artista, ora disponibile in forma vinile in edizione limitata. Nell’area del porto canale è collocata una scultura, un cavalletto in pietra della Maiella rivolto verso il mare, a rappresentare «l’architettura che regge l’idea della pittura», purtroppo attualmente non visitabile a causa di un danneggiamento dovuto a un intervento improprio, di cui si attendono aggiornamenti in merito al suo possibile ripristino. Fra le azioni temporanee, la lezione-conferenza tenutasi allo Spazio Matta il 29 giugno di Gianni Garrera sullo sfondo di una scenografia realizzata dall’artista e nella stessa giornata l’intervento da zerozerosullivellodelmare con una raccolta di opere sul tema del deterioramento, un gruppo di lavori danneggiati dall’allagamento che ha colpito lo studio dell’artista nel 2019, che qui hanno ripreso vita nella convinzione di Fato che «l’opera non è mai rovinata».

Chiudiamo infine e volutamente con lo spaccato presentato alla Fondazione La Rocca. Punto d’inizio ma anche fine di questo percorso, guardando i suoi lavori diffusi sul territorio, non solo è stata percorsa la città in modo inedito, lo è stato anche e lo è tuttora la stessa opera di Fato, mostratasi per la prima volta tanto nella sua intimità quanto nel suo valore intellettuale, quello poi che di fatto sorregge la sua idea di pittura: materica, spessa e viva che, grazie all’uso di colori puri, arriva allo sguardo con un impeto a volte anche incontrollato. Dalla rivisitazione dei generi classici dell’arte all’estrapolazione ideativa della sua filosofia in forma di neon, un insieme che rimbalza nella Project Space/FLR, un’ex rimessa della cooperativa pescatori, dove la pittura è letteralmente messa in scena, perchè per Fato linguaggio verbale, sonoro e visivo viaggiano all’unisono. Come la paranza che nei giorni di opening ha percorso il tratto del fiume che fronteggia la Fondazione, spiegando una vela di 7 metri di altezza realizzata con gli stracci utilizzati per la pulitura dei pennelli, simboli della sua poetica e produzione, conservati per dieci anni e qui cuciti insieme. La pittura, dall’espressione personale alla rappresentazione di idee e concetti, si fa metafora di libertà e avventura proprio attraverso quella piccola barca che, con la forza dell’arte, potrebbe arrivare a percorrere persino grandi oceani.

Matteo Fato, «L’albero reale e l’albero dipinto si sostengono a vicenda», 2015-25. Photo: Michele Alberto Sereni. Courtesy dell’artista; Fondazione La Rocca, Pescara

Maria Letizia Paiato, 13 luglio 2025 | © Riproduzione riservata

Il «Ritratto di Pescara per caso» di Matteo Fato | Maria Letizia Paiato

Il «Ritratto di Pescara per caso» di Matteo Fato | Maria Letizia Paiato