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Stefano Luppi
Leggi i suoi articoliL’attività della recente Fondazione Museo Antonio Ligabue a Palazzo Bentivoglio prosegue fino al 13 novembre con l’antologica «Pittore contadino celebre europeo» che ha per protagonista Bruno Rovesti (1907-87). L’artista nativo della zona, naturalmente nel solco del grande pittore naïf, si autodefiniva «contadino giù di terra»: con Ligabue condivideva infatti una origine di vita fatta di stenti, oltre che lo scopritore e primo mecenate, Marino Renato Mazzacurati, che nel 1950 gli organizzò la prima importante mostra personale a Villa Massimo di Roma.
La rassegna, curata da Sandro Parmiggiani, presenta 60 dipinti che ripercorrono l’intero iter creativo di Rovesti e possono essere confrontati con i 60 del Museo Antonio Ligabue esposti nella medesima sede. L’artista, nella celebre «nastrobiografia» realizzata da Cesare Zavattini e Alfredo Gianolio, ricorda che Ligabue «era un grande artista, che ha sempre fatto cose molto belle. (...) Ci hanno messo uno contro l’altro, è stata certa gente analfabeta, che non sanno neanche cosa vuol dire un pennello (...). Io sono sempre stato uno che ha difeso Ligabue...».