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Sebastião Salgado, il ghiacciaio Perito Moreno, Campo de Hielo, Patagonia, Argentina, 2007

Courtesy l’artista

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Sebastião Salgado, il ghiacciaio Perito Moreno, Campo de Hielo, Patagonia, Argentina, 2007

Courtesy l’artista

Il grido disperato dei ghiacciai di Sebastião Salgado

In occasione del 73mo Trentino Film Festival il Muse e il Mart espongono una sessantina di grandi e grandissimi scatti del fotografo brasiliano 

Un bianco e nero drammatico, dove le luci accentuano i contrasti, illuminando i bianchi e facendo sprofondare i neri, stampe sgranate dalla texture morbida, con una resa quasi pittorica, il silenzio di terre bianche su cui incombono ombre nere, l’uomo è assente, ma incombe la sua presenza distruttiva. È l’impatto con la serie di fotografie che Sebastião Salgado dedica ai ghiacciai nell’anno che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di dedicare alla salvaguardia di queste immense risorse per la vita sul nostro pianeta, ma il cui destino di morte emerge drammaticamente proprio da queste immagini, tra documento e arte. 

La mostra «Sebastião Salgado. Ghiacciai» è originata dalla collaborazione tra tre istituzioni culturali trentine e distribuita tra due sedi museali, unendo l’esperienza civica della scienza del Muse-Museo della Scienza di Trento (fino all’11 gennaio 2026) e la lettura attraverso l’arte contemporanea resa possibile al Mart-Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto (fino al 21 settembre). Raccoglie fotografie per lo più inedite, una sessantina di grande e grandissimo formato, selezionate tra quelle scattate nell’ambito del progetto «Genesis», attraverso il quale il fotografo di origini brasiliane, fuggito dalla dittatura nel suo Paese per trasferirsi in Francia alla fine degli anni Sessanta, ha documentato tra il 2004 e il 2011 più di 30 siti remoti della Terra. Tra i ghiacciai, fotografati dalla Penisola Antartica al Canada, dalla Patagonia all’Himalaya, dalla Georgia del sud alla Russia, non appaiono quelli dolomitici: sono stati scelti infatti tra quelli dove l’antropizzazione è assente.

Sebastião Salgado, gli iceberg sono pezzi di ghiacciaio che si staccano e vanno alla deriva nel mare. Tra l’Isola Bristol e l’Isola Bellingshausen, Isole Sandwich Australi, 2009. Courtesy l’artista

Nata da un’idea del Trentino Film Festival che, alla sua 73ma edizione intitolata «Montagne e Culture», si prepara ad andare «in onda» dal 25 aprile al 4 maggio, realizzata da Contrasto, la mostra è curata da Léila Wanick Salgado, compagna di una vita dell’artista, con il coordinamento di Gabriele Lorenzoni per il Mart e di Luca Scoz per il Muse. Qui è stata allestita nel «grande vuoto», come ha spiegato Scoz, lo spazio attorno a cui Renzo Piano ha immaginato svilupparsi l’architettura del Muse, per la prima volta dalla sua fondazione utilizzato come spazio espositivo. «Un artista grandioso, che ha conosciuto attraverso i suoi viaggi il bello e l’orribile insieme, ha detto Gabriele Lorenzoni citando José Saramago, capace di mettere corpo e anima in gioco nei suoi viaggi al limite della disperazione. Il suo non è un lavoro estetizzante: siamo davanti a opere che ci parlano in maniera disperata del disastro di fronte al quale siamo e della necessità di un intervento che dovevamo aver già iniziato a mettere in campo, perché lo scioglimento di questi colossi rappresenta la fine della nostra stessa esistenza». «Con le sue foto chiarissime, ha aggiunto Massimo Bernardi, direttore del Muse, Salgado ci mette di fronte alla nostra responsabilità, documenta in modo esplicito, quasi efferato, ciò che sta avvenendo alle alte quote e che condiziona la vita tutta». «L’umanità è assente, è vero, ha spiegato Salgado in collegamento al Mart, e nei rari posti in cui abbiamo incontrato la presenza umana, questa non rendeva le immagini più significative. Ma quello che ho visto degli uomini, l’ho visto chiaramente, perché i ghiacciai si esprimono, hanno un’anima, hanno una forza enorme che sposta masse di roccia. Sono i termometri della Terra e ci danno segni inequivocabili dell’evoluzione in una sola direzione. Spero che le mie immagini aiutino a comprendere».

Sebastião Salgado, dalla serie «Ghiacciai», 1995-2020. Courtesy l’artista

Camilla Bertoni, 17 aprile 2025 | © Riproduzione riservata

Il grido disperato dei ghiacciai di Sebastião Salgado | Camilla Bertoni

Il grido disperato dei ghiacciai di Sebastião Salgado | Camilla Bertoni