Una veduta dell’installazione «Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo» di Andrian Paci al Mudec di Milano

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Una veduta dell’installazione «Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo» di Andrian Paci al Mudec di Milano

Il monumentale mare di Adrian Paci inonda il Mudec

In attesa della grande mostra «Travelogue», il Museo delle Culture presenta nell’Agorà un’installazione dell’artista albanese: «Non è un lavoro sul tema dell’immigrazione. L’arte nasce da un incontro»

Cuore della programmazione espositiva del Mudec del 2025 sarà la grande mostra «Travelogue. Storie di viaggi, migrazioni e diaspore» (dal 27 marzo al 21 settembre). A introdurla sin d’ora, com’è ormai d’uso nel Museo delle Culture di Milano, è l’installazione che occupa lo spazio dell’Agorà, l’atrio alle forme acquee, ideato da David Chipperfield, che immette alle diverse sezioni del museo, e che quest’anno ospita il monumentale lavoro «Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo» di Adrian Paci (Albania, 1969; vive e lavora tra Milano e Shkodër/Scutari, dov’è nato). 

Oggi famoso nel mondo, Paci ha lasciato nel 1997 l’Albania con la moglie e le figlie piccolissime per stabilirsi, dapprima precariamente, in Italia, dove ha poi saputo imporsi con la sua arte. I temi dell’esilio, dell’identità, della memoria, gli sono dunque connaturati ma questa installazione, lo dice lui stesso, «non è un lavoro sul tema dell’immigrazione. Non credo all’arte su qualcosa. Penso che l’arte nasca da un incontro, un attraversamento che regala esperienze, fantasie, immagini, storie, suoni, forme (anche illusorie)». Ha così lavorato sulla sensazione di essere immersi in un corpo liquido che si prova salendo qui, e ha rivestito le pareti con una «pelle» dai riflessi marini, azzurro-verdi. Nulla di pittoresco, però, perché questa epidermide ha una texture simile a quella del retinato tipografico ed evoca in tal modo, pur senza dichiararlo, le innumerevoli immagini del mare pubblicate sui giornali in questi anni di tragedie migratorie.

A chiamarlo per quest’esperienza, realizzata con il supporto di 24 Ore Cultura e con Fondazione Deloitte, sono state le curatrici della futura mostra, Katya Inozemtseva e Sara Rizzo: come nota la direttrice del Mudec Marina Pugliese, Adrian Paci ha realizzato «un’opera delicata e tragica al tempo stesso, grazie a cui il Museo delle Culture ripensa un tema centrale per i musei etnografici», le cui raccolte sono formate da manufatti esotici donati da appassionati, viaggiatori, ricercatori. Del resto, chiosa Katya Inozemtseva, «Adrian Paci è stato uno dei primi a introdurre nella pratica artistica il viaggio/movimento, inteso come esperienza profonda ed esistenziale che cambia molte vite umane». Eppure, le fa eco Sara Rizzo, «Adrian Paci non ci mostra il disastro, né i sommersi e i salvati, sceglie piuttosto il dettaglio che accomuna tutte le storie raccontate: il mare». E ne fa una potente metafora del nostro tempo. 

Ada Masoero, 25 novembre 2024 | © Riproduzione riservata

Il monumentale mare di Adrian Paci inonda il Mudec | Ada Masoero

Il monumentale mare di Adrian Paci inonda il Mudec | Ada Masoero